Medico di famiglia tutto il giorno e 4 poliambulatori nei distretti

Già pronta in Azienda sanitaria la mappa che ridisegna l’assistenza di base e assegna un nuovo ruolo all’ospedale Maggiore. I 200 dottori dovranno aggregarsi ma non sparisce il loro studio attuale
Un medico di famiglia mentre rilascia una ricetta a un paziente
Un medico di famiglia mentre rilascia una ricetta a un paziente

La mappa esiste già. Disegna la “rivoluzione” ulteriore che arriverà con la riforma sanitaria regionale. Non stavolta una cosa “alta”, come le fusioni tra Aziende sanitarie, ospedaliere e Università, la gestione del commissario unico per 2 anni, ma un cambiamento che riguarderà ognuno di noi, per il semplice fatto che si trasforma il ruolo del medico di famiglia.

Lasciando stare le nuove sigle, che identificano nuovi criteri organizzativi sul territorio (di sigle siamo stracolmi, e in sanità tracimano) è già possibile tracciare un profilo concreto di luoghi, orari, persone, servizi che modificheranno le nostre abitudini ma che (per ora sulla carta) promettono di darci più certa assistenza: medico di famiglia accessibile per 12 ore al giorno, poliambulatorio dove ricevere cure dirette potendo evitare l’ospedale, e ospedale Maggiore in parte attrezzato come “presidio ospedaliero per la salute”, questo il nuovo nome, dove si potranno fare esami e anche piccole operazioni chirurgiche.

«L’accordo con la Regione è già fatto - spiega Dino Trento, segretario del sindacato Fimmg dei medici di famiglia -, la trattativa finale parte questa settimana e dovrà concludersi entro l’anno». Ma riguarderà i dettagli operativi, economici, organizzativi, non più la riforma in sè. Che ormai è legge.

Primo punto. Nascono i cosiddetti poliambulatori, dove oltre a medici di famiglia il cittadino troverà medici specialisti, infermieri del distretto, assistenti sociali del Comune. Un “punto salute” completo, non più solo il proprio medico, solitario e per poche ore al giorno.

È questa la mappa già allestita dall’Azienda sanitaria. Ce ne saranno 4, e coincideranno territorialmente con i distretti: poliambulatori al distretto 1 (via Stock), all’ospedale Maggiore, a San Giovanni in prossimità del distretto 4 e a Muggia.

Secondo. I medici di famiglia (200 in provincia di Trieste) dovranno obbligatoriamente unirsi a gruppi di almeno 6, e aprire un ambulatorio in comune, dove si alterneranno nell’arco della giornata. Il paziente non troverà a tutte le ore del giorno il “suo” medico, ma uno del gruppo, perfettamente in grado di conoscere (via computer) l’intera sua situazione. Finisce così il “vuoto” che la gente sente quando il medico cessa le ore di ambulatorio. La medicina di gruppo già esiste normativamente, ma molto pochi vi hanno aderito. Adesso dovranno scegliere: o si candidano per il poliambulatorio, oppure per lo studio associato.

Medici in ambulatorio per 8 ore al giorno
Un medico di medicina generale

Terzo. La Regione avrebbe voluto consentire ai medici di famiglia di tenere aperto anche il proprio singolo ambulatorio solo nelle zone di montagna o isolate. Ma non nelle città. «Abbiamo insistito per conservare i nostri studi - spiega Trento -, perché la persona anziana ha diritto di avere il proprio medico “sotto casa” come sempre, senza fare troppe strade. Inoltre non vogliamo svuotare i rioni. Se ce ne andiamo noi, se ne va anche la farmacia. Si produrrebbe l’effetto “centro commerciale” costruito in periferia, con la morte dei piccoli negozi e i quartieri sempre più dormitorio. Abbiamo proposto di lavorare in due posti. La Regione ha accettato».

Quarto. Sorge una domanda: se oggi il nostro dottore è in convenzione per un certo numero di ore, come farà domani a lavorare in poliambulatorio, in gruppo, da solo, a domicilio, nelle case di riposo? «Si potrà scegliere tra poliambulatorio e medicina di gruppo, che sono in alternativa - dice Trento -, se ciascuno di noi fa nel luogo “comune” un paio di ore, altre ore può spendere nell’ambulatorio proprio, e gli resta tempo per visite domiciliari, nelle case di riposo, eccetera. Noi abbiamo dato ampia adesione alla riforma - aggiunge il sindacalista -, poi bisogna vedere come verrà applicata».

I medici potranno aderire spontaneamente all’una o all’altra soluzione, ma vedremo in pratica come faranno, in 200, a mettersi d’accordo fra loro.

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