Medico a processo, Jacopo morì in viaggio

Il piccolo perì nella pancia della madre mentre stava dirigendosi in auto al nosocomio di Padova su consiglio del ginecologo
Di Roberto Covaz
Bologna, 21/06/2013. .Poliambulatorio Mazzacorati: inaugurazione del primo Ambulatorio Amico a Bologna. .Attivo gratuitamente per vari servizi, una medicazione o un’iniezione intramuscolo, la misurazione della pressione arteriosa e il controllo della glicemia… è gestito da infermieri in pensione specificamente formati, volontari presso l’AUSER di Bologna. Accanto all’assistenza di base, gli infermieri possono orientare i cittadini nell’utilizzo appropriato dei servizi dell’Azienda Usl di Bologna e svolgere attività di informazione sulle campagne di prevenzione in corso e sulla promozione di corretti stili di vita. .ARCHIVIO AUSL BOLOGNA – foto Paolo Righi/Meridiana Immagini
Bologna, 21/06/2013. .Poliambulatorio Mazzacorati: inaugurazione del primo Ambulatorio Amico a Bologna. .Attivo gratuitamente per vari servizi, una medicazione o un’iniezione intramuscolo, la misurazione della pressione arteriosa e il controllo della glicemia… è gestito da infermieri in pensione specificamente formati, volontari presso l’AUSER di Bologna. Accanto all’assistenza di base, gli infermieri possono orientare i cittadini nell’utilizzo appropriato dei servizi dell’Azienda Usl di Bologna e svolgere attività di informazione sulle campagne di prevenzione in corso e sulla promozione di corretti stili di vita. .ARCHIVIO AUSL BOLOGNA – foto Paolo Righi/Meridiana Immagini

Il cuoricino malato di Jacopo si è spento la sera di venerdì 7 settembre 2012. Jacopo era un bambino - feto in termini medici - di 33 settimane più sei giorni. Era nel grembo di mamma Anna Luisa. Quella sera la signora viaggiava nell’automobile guidata dal marito; a bordo c’era anche la prima figlia, sei anni, della coppia. Anna Luisa era preda di un forte dolore addominale. Stava cercando di arrivare in tempo all’Unità di Ostetricia e Ginecologia del centro gravidanze a rischio dell’Azienda ospedaliera di Padova. In questo centro specializzato di Padova avrebbe dovuto nascere Jacopo, solo pochi giorni dopo. L’appuntamento per il ricovero pre-parto era fissato da tempo. Quella gravidanza era ad alto rischio: sia per la patologia cardiaca di Jacopo che per un problema della mamma.

Prima di partire per Padova, la signora Anna Luisa, nel pomeriggio di venerdì 7 settembre, si era recata all’ex Punto nascita di Gorizia su consiglio del suo ginecologo. Al Punto nascita Anna Luisa aveva esposto il suo problema al dottor Carmelo Castello, ginecologo di consolidata esperienza. Questi però l’aveva consigliata di raggiungere quanto prima il centro specializzato di Padova. Ma secondo la Procura della Repubblica di Gorizia (sostituto Valentina Bossi) Castello avrebbe dovuto agire diversamente. Avrebbe dovuto “provvedere al ricovero della donna” a Gorizia e a “prestarle le necessarie cure”. Di qui l’accusa di omissione di soccorso. Il processo al Tribunale di Gorizia è giunto alla seconda udienza.

Nella prima c’è stata la deposizione della signora Anna Luisa, assistita dall’avvocato Laura Luzzatto Guerrini. Una deposizione molto coinvolgente dal punto di vista emotivo, comprensibilmente non sempre lineare. Sostanzialmente, la signora ha ricordato come già nelle prime settimane di gravidanza era stata riscontrata una malformazione cardiaca al feto. Da Gorizia era stata inviata per accertamenti al Burlo Garofalo di Trieste. Anna Luisa ha riferito di un trattamento freddo da parte dei sanitari. «Mi hanno fatto capire che sarebbe meglio se avessi abortito». Ma la signora voleva quel bambino. Si era poi rivolta al Bambin Gesù di Roma dove i sanitari avevano confermato la diagnosi. Poi l’approdo al centro specializzato di Padova dove, parola di Anna Luisa, «i medici mi avevano tranquilizzato: Jacopo sarebbe nato normalmente e avrebbe eventualmente potuto affrontare in futuro interventi chirurgici qualora si fossero dimostrati necessari». La difesa del dottor Castello è in capo all’avvocato Lippi. La tesi della difesa è che Castello ha agito correttamente. C’era l’urgenza che la signora raggiungesse Padova il più presto possibile e attuare il trasferimento in ambulanza avrebbe comportato una perdita di tempo perché, è stato detto, non è così semplice reperire un’ambulanza e organizzare un trasporto. Nella seconda udienza sono stati sentiti sei medici dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia di Padova che hanno avuto a che fare, in fasi diverse, con la signora Anna Luisa. Soltanto uno dei essi, l’ostetrico Stefano Trovò (che estrasse con taglio cesareo 14 ore dopo il ricovero il feto senza vita) ha nettamente parlato «di modus operandi non ortodosso» quello scelto dal collega goriziano. L’autopsia sul corpicino di Jacopo ha dimostrato come la morte sia avvenuta per distacco della placenta. La mamma presentava un “ematoma retro placentare” difficilmente riscontrabile con ecografia, esame cui la signora era stata sottoposta due volte dall’arrivo a Padova. L’avvocato Lippi ha chiesto il tracciato - l’esito scritto - di quegli esami ma i medici hanno risposto che non essendoci più battito cardiaco non poteva esserci un tracciato. Processo non facile per la giudice Concetta Bonasia. Si allunga all’orizzonte una battaglia tra consulenti senza esclusione di colpi.

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