Medicina di precisione una rivoluzione difficile
All'inizio si chiamava "medicina personalizzata", poi divenne "medicina di precisione", un termine lanciato da Obama quando nel suo discorso sullo Stato dell'Unione nel 2015 presentò l'ambizioso progetto di rivoluzionare l'assistenza sanitaria grazie ai progressi della genetica.
Semplice il concetto di base: adattare i farmaci all'assetto genetico del paziente e alle caratteristiche della sua malattia, in maniera da aumentare efficacia e ridurre tossicità. La medicina di precisione è il frutto dell'enorme progresso nel comprendere la diversità genetica, culminato nel 2001 con il completamento del Progetto Genoma Umano: questo non solo ha rivelato la sequenza dei 3 miliardi di nucleotidi che compongono il Dna della nostra specie, ma ha anche indicato che circa 1 su mille di questi (quindi circa 3 milioni in totale) sono diversi in ciascuno di noi, determinando le caratteristiche individuali.
Ma il Progetto Genoma Umano era durato più di 10 anni ed era costato 3 miliardi di dollari; oggi, invece, possiamo conoscere la sequenza del Dna di ogni individuo con 1000 dollari e in qualche settimana, e quindi personalizzare le terapie sulla base di questa informazione.
Delle enormi potenzialità della medicina personalizzata si è parlato a Torino la scorsa settimana in un congresso organizzato dalla Fondazione Menarini nelle magnifiche sale del Palazzo Carignano, sede del Museo del Risorgimento.
Si è discusso soprattutto di come il tema non sia così semplice come sembra. Un editoriale scientifico di qualche tempo fa intitolava: "Genomi da 1000 dollari, analisi da 100mila dollari", a significare quanto sia ancora complicato interpretare le informazioni generate dalle sequenze. Delle 324 milioni di variazioni genetiche a tutt'oggi identificate, soltanto qualche decina consente un'azione medica (per esempio, somministrare o meno un farmaco, o anticipare l'insorgenza di un tumore).
Nella maggior parte dei casi, le differenze genetiche non hanno significato o certificano soltanto una predisposizione, ovvero una probabilità che una malattia insorga in futuro. Come gestire questa informazione diventa allora un problema etico e pratico di non facile risoluzione.
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