Medici in ambulatorio per 8 ore al giorno
I medici di famiglia approvano la novità della medicina di gruppo. Di fatto, la loro obbligatoria messa in rete. Si potranno pure scambiare i pazienti (ma ben conoscendo la storia clinica di ciascuno) in un sistema che consentirà al cittadino di trovare un professionista in ambulatorio almeno 8 ore al giorno dal lunedì al venerdì e 2 ore nei prefestivi. Una rivoluzione contenuta nella riforma Telesca, ancora da approvare, ma che i medici di medicina generale hanno approvato già nel contratto integrativo siglato con la Regione.
Pregresso e riforma C’erano da mettere a posto alcuni conti del pregresso, per un totale di 2,6 milioni «che erano stati bloccati nella scorsa legislatura», fa sapere Romano Paduano, segretario regionale della Fimmg, la Federazione italiana medici di medicina generale che riunisce 530 dei 900 medici di famiglia del Fvg (cui si sommano 150 pediatri). Ma c’era anche da porre le basi per la futura organizzazione sanitaria. Assieme alla Fimmg, anche Snami, Smi e Intesa sindacale hanno trovato un’intesa sull’una e sull’altra questione.
Gli arretrati Innanzitutto, la parte economica. Le aziende sanitarie Fvg sono ora autorizzate a remunerare gli oneri sostenuti dai medici di base che hanno già attivato, entro il 31 dicembre 2013, le modalità organizzative della medicina associata e si avvalgono della presenza in studio di collaboratori, anche informatici, e di personale infermieristico. I soldi accantonati, appunto 2,6 milioni, dovranno essere erogati entro fine anno. Un’ulteriore quota di 3 milioni, sempre per lo sviluppo dell’assistenza primaria, è prevista per il 2014. «Chiederemo precise garanzie che in futuro ci siano certezze sia sugli aspetti normativi che economici», sottolinea Padauano.
La rete Con la previsione di un prossimo monitoraggio della dotazione informativa degli ambulatori e della qualità del collegamento a Internet, non manca un input all’impegno delle parti per il progetto della ricetta dematerializzata, la prima fase del processo di informatizzazione e connessione della medicina generale con gli altri nodi della rete assistenziale. Un concetto, quello della «rete» che attraversa tutta la parte del contratto che si concentra sui contenuti della riforma.
Le Aft Sin d’ora - è il via libera delle categorie all’articolato in aula a fine mese - c’è la convinta adesione alle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft), «obbligatorie per tutti i medici», e ai Centri di assistenza primaria. Il modello organizzativo delle Aft prevede un bacino d’utenza tra i 20 e i 30mila abitanti e gruppi di lavoro con non meno di 20 medici.
Medicina di gruppo In quell’ambito sorgeranno forme di medicina di gruppo (con un minimo di 6 professionisti di medicina generale) che consentiranno tra l’altro di aumentare la copertura del servizio: sedi uniche saranno aperte 8 ore al giorno per 5 giorni alla settimana e 2 ore al sabato e nei prefestivi. Altra novità, la possibilità per un utente di rivolgersi a qualsiasi medico del gruppo, che sarà comunque fornito di tutte le informazioni personali. Ma, fa sapere Paduano, «il cittadino non perderà la continuità del rapporto con il suo medico. Avrà a disposizione un’altra persona solo in caso di assenza del referente principale».
Centri di assistenza primaria Ancora più ampia l’integrazione all’interno dei Centri di assistenza primaria (tra i 10 e i 20mila abitanti). Anche in questo caso i diretti interessati danno il via libera a un modello di aggregazione che assicurerà le prestazioni di medicina generale, infermieristiche, ambulatoriali, domiciliari e specialistiche, garantirà la continuità assistenziale e ospiterà, oltre agli ambulatori, punti prelievo e diagnostica strumentale di primo livello (dotazioni, pure di personale, forniti dalle aziende). Sulle 24 ore e per 7 giorni la settimana. Un mix di medici di famiglia, pediatri di libera scelta, specialisti, infermieri, assistenti sociali e amministrativi che costituiranno un riferimento unitario per i pazienti e le loro famiglie.
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