Medici e infermieri in fuga dalla Croazia

Dopo l’ingresso nella Ue in centinaia attratti da stipendi più alti. Ma il comparto sanitario del Paese è già in sofferenza
Di Stefano Giantin
ATT. PEREGO E CATTANEO - OSPEDALE NIGUARDA REPARTO DI CARDIOCHIRURGIA MEDICI PAZIENTI INFERMIERI RIANIMAZIONE SANITA' - Fotografo: FOTOGRAMMA DEL PUPPO
ATT. PEREGO E CATTANEO - OSPEDALE NIGUARDA REPARTO DI CARDIOCHIRURGIA MEDICI PAZIENTI INFERMIERI RIANIMAZIONE SANITA' - Fotografo: FOTOGRAMMA DEL PUPPO

TRIESTE. Centinaia di milioni di euro in fondi europei in arrivo nei prossimi mesi, nuove opportunità per lo sviluppo economico del Paese, merce più a buon prezzo nei negozi grazie alle prime avvisaglie di penetrazione di prodotti stranieri nel Paese. Ma per la Croazia non sono solo rose e fiori, in questo esordio nell’Unione europea. Lo confermano i continui allarmi che risuonano a proposito del più che traballante mercato del lavoro nazionale, abbattuto dalla crisi e afflitto da un 20% circa di disoccupati. Mercato del lavoro che potrebbe presto vivere mesi di passione, almeno per quanto riguarda il settore sanità. L’allarme è stato lanciato dalla Camera dei medici croata (Hlk) ed è stato poi ampiamente ripreso, accrescendo la preoccupazione della cittadinanza, dai media locali. In pratica, con l’ingresso nell’Ue, circa 300 medici con passaporto di Zagabria e 750 infermieri ed infermiere sono pronti, con le valigie in mano, ad abbandonare nei prossimi mesi il Paese per cercare lavoro e stipendi migliori all’estero.

Lo Stato spende circa 40-50mila euro «per formare un medico» e «tristemente permettiamo che essi vadano a lavorare in altri Paesi», ha specificato Kresimir Luetic, un rappresentante della Hlk. Quali i Paesi in cui affluiranno i dottori e gli infermieri croati? In testa quelli scandinavi, nazioni con alto tenore di vita e paghe altrettanto alte, che non hanno finora imposto alcuna limitazione all’accesso al mercato del lavoro ai neo-cittadini Ue della Croazia. Porte chiuse per i camici bianchi di Zagabria, al contrario, nei Paesi membri Ue che hanno già deciso di imporre il regime transitorio che impedisce ai croati di accedere liberamente al mercato del lavoro locale, ossia Malta, Francia, Cipro, Paesi Bassi, Austria, Regno Unito, Slovenia, Belgio, Spagna, Lussemburgo e Germania.

Che l’esodo dei dottori croati – ma il problema è da anni esteso anche ad altri Paesi dell’Europa centro-orientale - sia un fatto concreto è stato confermato anche dal ministro della Salute, Rajko Ostojic, che ha specificato che le stime del suo dicastero parlano di «200-250 medici e 750 infermieri». «Sfortunatamente i migliori andranno all’estero», ha ammesso il ministro. Andranno all’estero per guadagnare molto di più dei 1.200-1.500 euro al mese in media che, secondo alcune stime e con ampie variazioni a seconda delle funzioni, delle specializzazioni e degli straordinari, i medici di base croati ottengono per le loro faticose e stressanti mansioni. «Il problema maggiore», racconta al telefono Mario Malnar, numero due della Camera dei medici croata, è però la necessaria «riorganizzazione del lavoro, sapere chi fa cosa, chi è responsabile di cosa, dare ai medici gli strumenti necessari» affinché possano operare al meglio. Gli stipendi, puntualizza Malnar, anche per quanto riguarda i numeri, «sono una parte del problema e non il più grave», anche se i livelli di retribuzione sono assai inferiori a quelli della media europea occidentale. «Chi fa pratica prende circa 500 euro, chi è agli inizi e lavora, ad esempio, al pronto soccorso, può arrivare a 700 euro, un dottore in ospedale, senza straordinari, può ricevere 800-900 euro e con gli straordinari fino a 1000 euro. È molto poco se facciamo i confronti con le retribuzioni dei colleghi europei. E se i nostri stipendi fossero simili a quelli dei giudici» croati «saremmo molto soddisfatti». E anche i pazienti sarebbero più soddisfatti ottenendo un servizio migliore da un servizio sanitario che già oggi è carente di almeno 4-5mila medici – di cui almeno 2mila nei reparti più importanti -, e i ranghi, dopo l’adesione all’Ue, se possibile saranno ancora più sguarniti. A meno che qualche medico straniero – come si auspica a Zagabria – non voglia spostarsi verso il sud dell’Europa per curare i nuovi cittadini europei della Croazia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo