Medici e infermieri in calo. E sotto stress

L’organico ha perso 50 unità. C’è chi ha 15 giorni di reperibilità anziché i 10 di legge. Assunzioni riaperte
L'ospedale infantile Burlo Garofolo
L'ospedale infantile Burlo Garofolo

Infermieri e medici logorati dal lavoro. E che, non appena ne hanno la possibilità, decidono di andare in pensione. Il Burlo è anche questo. Un ospedale che negli anni ha perso progressivamente personale. Tra il 2009 e il 2014 l’organico è passato da 765 dipendenti a 715. Cinquanta in meno, stando al dato rilevato al 31 ottobre 2014. Anche se da fonti sindacali emerge un ulteriore calo di 10 unità che sarebbe avvenuto tra novembre e dicembre dello scorso anno.

Stando all’ultimo report, nel secondo rendiconto trimestrale del Servizio sanitario regionale approvato dalla giunta, nel solo periodo compreso tra gennaio e giugno 2014 si sono contate 27 uscite. Il fenomeno negli anni si è fatto più sentire tra il “comparto”. Perché se per l’apparato dirigenziale, tra medici, tecnici e amministrativi si registra un incremento di 3 unità (da 150 a 153), per quanto riguarda infermieri e Oss, si scende da 615 a 562, appunto i 53 che riducono l’assetto complessivo di 50 persone.

Recentemente il Burlo è stato comunque autorizzato dalla Regione a riaprire le assunzioni per 23 figure individuate in base alle graduatorie già esistenti. Si tratta di dieci medici (due ginecologi, due anestesisti, due psicologi, tre pediatri e un otorino), un farmacista, tre infermieri, un’ostetrica, un logopedista, un audiometrista, un tecnico di laboratorio, un tecnico radiologo e un programmatore Per la parte amministrativa un dirigente, un assistente e un collaboratore. Avviato anche l’iter per attivare le procedure di concorso finalizzate all’ingresso di un neuropsichiatra e di un genetista. Nonostante ciò, tra il personale continuano problemi e malcontento. Accusato, soprattutto, dai medici. Che portano le buste paga: in più situazioni i turni di reperibilità raggiungono mensilmente i 14, i 15, se non addirittura i 16 giorni, superando in questo modo i 10 giorni stabiliti dal contratto nazionale di lavoro. Un fatto che si ripete nei mesi e si trascina da anni, certamente dal 2012. La voce di riferimento, nei cedolini, è “indennità di pronta disponibilità”. Tra le critiche lamentate, anche le situazioni logistiche precarie: cioè ambienti e spazi ritenuti non sufficientemente idonei per svolgere il proprio lavoro. «In un contesto del genere – osserva un ex – quanto arrivi alla soglia della pensione preferisci fare armi e bagagli».

Non mancano, tra le infermiere, casi di affaticamento: non pochi, da quanto risulterebbe, visto che al Burlo l’età media oscilla tra i 46 e i 47 anni. Così, almeno dalle rilevazioni dell’Irccs. Un affaticamento da lavoro che comporta un aumento nelle limitazioni delle mansioni. Donne entrate in servizio tra i 18 e i 20 anni e che, vista la pesantezza dell’impiego, devono fare i conti con alcune patologie da “usura” tipiche del settore sanitario, come mal di schiena, ernie e periartriti. (g.s.)

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