Medici del Pronto soccorso contro l’Azienda ospedaliera
Dirigenti medici del Pronto soccorso contro il direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera, Giampaolo Canciani. È una lettera durissima quella che 20 professionisti in servizio nella Struttura complessa hanno firmato e inviato una decina di giorni fa al direttore generale degli Ospedali riuniti, Francesco Cobello. Esprimono «delusione e sconcerto - si legge nel documento - per le accuse mosse dal direttore sanitario», verso «più colleghi», «di inappropriatezza di ricoveri e di inopportuno utilizzo di posti letto della Medicina d’urgenza». Accuse che i firmatari della lettera bollano come «immotivate e gratuite». I dirigenti medici del Pronto soccorso non celano poi lo «sconcerto» derivante dal fatto che la loro opera è oggetto «da oltre un mese di particolari “attenzioni”», perché «accusati di non fare di più per evitare il sovraffollamento dell’ospedale», «problema cronico e assai grave» oltre che «complesso».
E a rafforzare il loro grido di protesta verso valutazioni che sentono come profondamente ingiuste, aggiungono una panoramica tutt’altro che confortante sulle condizioni nelle quali sono costretti a lavorare. Specificando di non disporre delle «risorse necessarie per poter fronteggiare adeguatamente carichi di lavoro elevatissimi ed in costante progressiva crescita». Primo punto, l’organico: «Gli standard della società scientifica di medicina di emergenza-urgenza - scrivono nella lettera - indicano che per 73mila accessi all’anno ci dovrebbero essere 33 medici, invece i medici impiegati nel Pronto soccorso sono 24». Nove in meno. «Ci dovrebbero essere 12 ambulatori», ma nella struttura «ne sono disponibili appena la metà». E «mancano del tutto - rilevano - sale d’attesa per i pazienti autosufficienti e per i parenti, che sostano nei corridoi, anche per molte ore». Inoltre: «Le stanze di degenza dell’Osservazione, che dovrebbero contenere al massimo 2 letti ne hanno 3». E il Triage d’ingresso (dove i pazienti vengono accolti e dove è giudicata la gravità della patologia e quindi la priorità d’intervento)? «Potrebbe ospitare al massimo - prosegue lo scritto - 8 malati in barella, ma non è raro arrivare a 20: i pazienti attendono il loro turno per ore e ore, non di rado anche 8-10, letteralmente a contatto di gomito l’un l’altro». Con «lo spazio tra una barella e l’altra» che è «raramente superiore ai 20-30 centimetri». E c’è poi l’annoso problema della mancanza di posti letto, a Cattinara in primis e al Maggiore, «non solo nei reparti di medicina, ma anche nei reparti di terapia intensiva e semintensiva». Pertanto: «Tutta l’attività di emergenza rimane concentrata in Pronto soccorso e tutti i pazienti gravi e urgenti restano degenti in Osservazione intensiva in attesa di ricovero». Incombenze che si sommano a incombenze.
In sintesi: personale e spazi in misura inferiore a quelli che, standard alla mano, sarebbero necessari. Condizioni difficili. E, in più, quelle accuse che i dirigenti medici non accettano. Perché, ricordano al direttore generale Cobello, «l’impegno è fuori discussione: è dimostrato dall’assiduità e completezza della formazione professionale, soprattuto è dimostrato dal sacrificio del tempo libero». Ore notturne, festività e weekend trascorsi in servizio. Da tutto questo, l’irritazione dei medici: «Accusare ora con facilità di fare ricoveri inappropriati chi è costretto a lavorare in queste condizioni suona come offesa e dileggio» per quanti hanno contribuito a trasformare il Pronto soccorso «in una struttura in grado di assicurare la gestione delle emergenze e dei pazienti in regime di terapia subintensiva» e di «garantire un’importante attività di filtro ai ricoveri evitabili». I venti medici chiudono la lettera assicurando il massimo impegno finché rimarranno alla Struttura complessa ma non nascondendo che, visti tutti i disagi, «probabilmente ci si guarderà intorno alla ricerca di posti migliori».
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