Medici assenteisti a Gorizia, chiesti 600 mila euro di danni
L’Aas Bassa Friulana-Isontina si costituisce parte civile nel processo contro i coniugi Tamburlini. Poggiana: «Siamo parte offesa»
GORIZIA Dalle parole ai fatti. L’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina ha deciso di costituirsi parte civile nel processo a carico del dottor Giulio Tamburlini, già dirigente del reparto di Odontostomatologia, e della moglie Claudia Sfiligoi (pure lei nota odontoiatra). I due, come si ricorderà, sono accusati di “assenteismo” al San Giovanni di Dio.
Il decreto del direttore
La decisione dell’Aas è formalizzata in un decreto firmato dal direttore generale Antonio Poggiana in cui si dà mandato all’avvocato Franco Obizzi, già presidente della Fondazione Cassa di risparmio di Gorizia e padre del neoassessore comunale al Bilancio Dario, di agire quale “patrocinatore in giudizio” della stessa Aas.
«In questa vicenda - sottolinea con fermezza Poggiana - la nostra Azienda è parte offesa per le mancate prestazioni dei due medici. Inoltre, abbiamo contemporaneamente subito anche un danno di immagine dalle conseguenze enormi, oserei dire quasi incalcolabili».
Ma, alla fine, si è dovuti arrivare a una cifra. E il direttore generale “svela” a quanto ammonta la quantificazione del danno. «Andremo a chiedere 600 mila euro e comprendono sia i danni d’immagine, sia i danni derivanti dal fatto che i due medici hanno percepito lo stipendio senza garantire la loro presenza. Abbiamo opportunamente segnalato la questione anche alla Corte dei conti». Che dovrà ora vedere, aggiungiamo noi, se c’è stato anche un danno erariale. Quindi, la vicenda giudiziaria potrebbe proseguire su due binari. Distinti e, solo apparentemente, paralleli.
«Come ho già avuto modo di dire, questa vicenda ci ha creato un profondo disagio perché ha minato alle fondamenta quello che dovrebbe essere un servizio pubblico essenziale come il nostro. Ma invito tutti a non a fare di ogni erba un fascio. Nella nostra Azienda, fortunatamente, ci sono professionisti che lavorano con grande scrupolo, con passione per la professione che svolgono, alle volte con carichi di lavoro di una certa rilevanza».
Sin dall’inizio, l’Aas (allòra alla guida c’era Giovanni Pilati) ha collaborato rigorosamente con gli inquirenti e con la Guardia di finanza. Nel marzo dello scorso anno aveva anche deciso di licenziare in tronco i due professionisti, salvo farsi anticipare dalla decisione di Tamburlini.
Poggiana svela anche un altro particolare. Mentre Tamburlini si dimise prima della partenza della procedura di licenziamento, la moglie Claudia Sfiligoi venne licenziata in tronco dall’Aas. «Ma ha deciso - spiega il dg - di ricorrere al Tribunale del Lavoro di Gorizia contro il licenziamento disciplinare comminato ex articolo 55 quater, comma 1, del Decreto legislativo 165 del 2001».
Il coinvolgimento di Obizzi
Di norma, si sarebbe dovuto occupare della questione il dirigente dell’Ufficio legale dell’Aas ma «per l’attuale carico di lavoro - si legge nel documento - non è in grado di far fronte alla mole di incarichi sia defensionali sia legati al’attività stragiudiziale relativa al contenzioso in materia di sinistri da malpractice». Sarà, pertanto, l’avvocato Franco Obizzi a rappresentare l’Azienda sanitaria. Ha ottenuto il mandato, si legge nel decreto, di «porre in essere ogni azione utile per il ristoro dei danni subiti dall’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina nella vicenda». Pertanto, oltre al danno patrimoniale, verrà fatta anche domanda di risarcimento del danno d’immagine della pubblica amministrazione: una richiesta «legittimamente proponibile in sede penale - si legge ancora nel decreto - non sussistendo una giurisdizione esclusiva del giudice contabile».
Ai due medici (molti noti e apprezzati non solo in città ma in tutto l’Isontino) sono contestate circa 430 assenze ingiustificate dal 2014 al 2016. Una condotta irregolare testimoniata dalle immagini delle telecamere installate su alcuni accessi all’ospedale di Gorizia, dai Gps posizionati sulle autovetture dei due imputati, dagli accertamenti bancari, dai tabulati telefonici, dai pedinamenti e dagli appostamenti, dalle testimonianze e, infine, dall’esame delle agende e delle cartelle cliniche sequestrate a seguito della perquisizione dello studio privato della dottoressa Sfiligoi, da cui è emerso che gran parte del tempo sottratto al lavoro pubblico era destinato alla loro clientela privata, seguita negli ambulatori di via Cantore.
I reati contestati sono quelli di “truffa” e “falsa attestazione in servizio”: reati commessi ai danni dell’Azienda per l’assistenza sanitaria 2 Bassa Friulana-Isontina che, sin dall’avvio delle indagini nel gennaio 2016 da parte della Guardia di finanza di Gorizia, ha fornito piena collaborazione all’autorità giudiziaria, licenziando quasi istantaneamente (nel marzo 2017) i due dipendenti.
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