Mazzette per coprire gli abusi edilizi. Il “business” del funzionario indagato
TRIESTE La bustarella per il dipendente comunale spuntata su una scrivania del quinto piano degli uffici di passo Costanzi potrebbe non essere l’unica. Le indagini della polizia Locale, coordinate dalla Procura, mirano ad accertare se dietro a quella mazzetta rivenuta per caso (o, come si sospetta, fatta appositamente trovare da un collega “informato”) ci fosse un vero e proprio giro di soldi e favori. L’inchiesta punta dritta sulle pratiche delle concessioni edilizie e su chi aveva il potere di firma: non un semplice impiegato, come si scopre ora, ma un funzionario.
L’uomo, ritenuto il destinatario del denaro, è indagato. Su disposizione della magistratura è stato provvisoriamente spostato ad altre attività, sebbene con lo stesso inquadramento. Fino a quando non si concluderà l’istruttoria e sarà dimostrato (o escluso) il suo coinvolgimento nella vicenda il Comune - da cui peraltro è partita la segnalazione alle forze dell’ordine - non intende attuare provvedimenti disciplinari.
Stando a quanto trapela, più che favorire o accelerare le pratiche, il funzionario potrebbe avrebbe chiuso un occhio qua e là sui controlli per le autorizzazioni. Ma sono ipotesi. E non è neppure chiaro, comunque, se il mittente della mazzetta fosse un semplice privato o, piuttosto, una ditta. D’altronde gli uffici che si occupano delle concessioni, in buona sostanza i permessi a costruire, seguono un settore ampio: ristrutturazioni, restauri e ampliamenti ad esempio; tutto regolamentato dalle norme in materia edilizia.
Numerosi, inoltre, i cittadini che domandano di posizionare una veranda e di allargare un terrazzo o un abbaino. Non si esclude che sulla scrivania del funzionario inquisito possa essere passato qualcuno tra i 315 abusi edilizi accertati nei cantieri triestini negli ultimi anni; e qui il ventaglio delle possibilità è altrettanto largo: casette per gli attrezzi nei giardini, serramenti, soppalchi nelle mansarde, tettoie per i parcheggi, coperture per i materiali di risulta e muri di sostegno abbattuti per creare ambienti open space. Irregolarità di pertinenza della polizia edilizia, che ha il compito di verificare le segnalazioni pervenute al Comune. Nella maggior parte dei casi sono gli stessi vicini di casa a lamentarsi.
In municipio la vicenda ha inevitabilmente creato un certo imbarazzo tra i colleghi del funzionario sotto inchiesta. Il sindaco Roberto Dipiazza, contattato sull’argomento, sceglie di non commentare (stessa linea tenuta dall’assessore Luisa Polli). Non in questa fase dell’istruttoria, almeno. La stanza dell’indagato, sequestrata dalla magistratura, in queste settimane resta sempre chiusa a chiave. Gli agenti stanno controllando mail, file e documenti. —
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