Maximulta per 10 centesimi “evasi”

Verbale a un barista che avrebbe battuto lo scontrino di un caffè normale vendendo un decaffeinato
Una tazzina bevuta al bar in una foto d’archivio
Una tazzina bevuta al bar in una foto d’archivio

TRIESTE «Non ci potevo credere, no... pazzesco». A sentire il signor Stefano Karis, titolare del bar “Gianni” di piazza Garibaldi, si rispolvera rapidamente tutta la gamma di improperi contro lo Stato e le sue leggi. A iniziare dal profilo Facebook, dove il commerciante ha pubblicato la sua sfortunata esperienza con la guardia di finanza: un verbale di “contestazione” per aver battuto uno scontrino da 1 euro, anziché da 1,10.

Uno scontrino per un normale caffè, insomma, e non per il decaffeinato che aveva bevuto il cliente.Una differenza di 10 centesimi. Questa, almeno, la versione del proprietario del locale. Perché le Fiamme gialle, in mancanza di prove, gli rimproverano di non aver proprio emesso alcunché.

Il fatto è avvenuto la mattina di mercoledì scorso. «È andata così - racconta Karis - il mio cliente è stato avvicinato da un finanziere in borghese uscendo dal bar. Gli ha chiesto cosa aveva consumato poco prima. Un “deca”, si è sentito rispondere. Quindi è tornato dentro per verificare, solo che io per sbaglio avevo premuto in cassa il tasto “caffè” e non “decaffeinato” e ho fatto lo scontrino sbagliato, cioè quello da 1 euro, facendo pagare al cliente 1,10 euro. Il problema sta nel fatto che non posso dimostrarlo - precisa - perché sul bancone erano rimasti vari scontrini da 1 euro di varie consumazioni. Poteva essere uno di quelli, ma è stato impossibile provarlo, proprio perché mancava uno da 1,10. Ma per errore, non con l’intenzione di fare l’evasore fiscale».

Il verbale è comunque scattato. «Quando il finanziere mi ha detto che mi avrebbe contestato l’irregolarità non ci ho potuto credere», aggiunge Karis. A cosa va incontro il barista? Il rischio, se l’Agenzia delle entrate decidesse di andare fino in fondo, è la sospensione della licenza con conseguente obbligo di chiusura del negozio oltre al pagamento di una sanzione amministrativa di minimo 516 euro. «Spero capiscano la mia buona fede nell’errore - riflette il commerciante - giuro che lo scontrino io l’ho fatto, soltanto che ho battuto quello da 1 euro anziché da 1 euro e 10 centesimi», ripete.

«Non sono un evasore, faccio il mio lavoro nel pieno rispetto delle leggi. Deciderà l’Agenzia delle entrate cosa fare. La mia idea, comunque, è che quando uno lavora può sbagliare. Accanirsi contro di noi non lo ritengo corretto, per appena dieci centesimi veniamo trattati come quelli che rubano migliaia o milioni di euro. Se fossi uno che cerca di fregare lo Stato, capirei: direi, beh, stavolta mi hanno beccato... Di certo non pubblicherei il verbale su Facebook. Ma, ribadisco, ho soltanto fatto un piccolo errore che può capitare a chiunque nella fretta. Infatti - spiega indicando il registratore di cassa - ho comprato questo strumento con i tasti con scritta la tipologia di consumazione proprio per cercare di fare più rapidamente e in modo preciso. Mi auguro si rendano conto della mia buona fede».

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