Maxi rincari sui costi dell’acqua a Trieste: una via d’uscita per le “vittime”
TRIESTE L’acqua “inonda” la politica e si prende spazio nella sala del Consiglio comunale. Lì ieri mattina è andato in scena il dibattito sul caso dei conguagli spropositati delle bollette del servizio idrico, sollevato nelle settimane scorse da molti commercianti ed esercenti, che si sono visti chiedere somme a quattro zeri. Piatto forte della prima commissione, presieduta dal leghista Michele Claudio, è stata l’audizione del direttore generale di Ausir (Autorità Unica per i Servizi Idrici e i Rifiuti), Marcello Del Ben, seguita in sala anche da a una rappresentanza degli esercenti colpiti dalle stangate.
Esercenti per i quali dalla seduta di ieri è arrivata una potenziale buona notizia. Il direttore dell’Ausir infatti ha per la prima volta messo sul piatti un’ipotesi operativa in grado di scongiurare salassi e attenuare gli effetti dei maxi rincari. Un risultato, che si potrebbe ottenere “spalmando” tra molti utenti commerciali gli aumenti al momento imposti solo ad alcuni.
Ma andiamo con ordine. La commissione è partita infatti dal primo atto della “saga” maxi bollette. Quella che ha visto alcuni esercizi commerciali, nei mesi scorsi, ricevere bollette AcegasApsAmga con un ricarico sul costo dell’acqua utilizzata che andava dal 100 al 300% rispetto alle cifre abituali, a causa dell’adeguamento delle tariffe idriche a livello nazionale. La normativa dell’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA) ha così messo in crisi molte categorie di utenti commerciali, specie alla luce dell’effetto retroattivo: le nuove tariffe partono infatti dal primo gennaio 2018.
Alcuni consiglieri comunali nei giorni scorsi ne avevano chiesto conto alle autorità competenti, Arera e Auris, per trovare una soluzione quantomeno alla questione della retroattività. Ieri la risposta ai molti quesiti sul tema provenienti sia dalla componente politica comunale che dalle “vittime” degli aumenti. «Gli esercizi commerciali che hanno subito un sostanzioso incremento tariffario nelle proprie bollette – ha sottolineato Marcello Del Ben – rappresentano una fetta molto piccola del totale. Si tratta di non più del 4%, una quota minima ma che viene tenuta sotto controllo perché non è normale un incremento del genere, in certi casi esponenziale, sulle tariffe».
Una percentuale molto piccola che però va a incidere sul totale delle utenze a causa delle cifre in ballo. «Nel gruppo rientrano il piccolo studio di geometri o di commercialisti - spiega Del Ben - così come la pescheria, l’autolavaggio o il bar». Esercizi commerciali completamente differenti che utilizzano quantità d’acqua molto diverse fra loro. Come risolvere perciò il problema delle maxi bollette? «Stiamo valutando assieme ad AcegasApsAmga - questo secondo Del Ben l’unico modo per uscire dall’impasse - la possibilità di spostare il problema del 4% degli utenti che hanno avuto un sovraccarico tariffario sul restante 96%. Non so se riusciremo ad eliminare il problema, perchè le bollette “pazze” pur contemplando solamente una parte minima di esercenti, hanno cifre decisamente importanti (in alcuni casi ben sopra i 10 mila euro, ndr)».
Del Ben ha poi spiegato perché certe cifre hanno colpito solamente una piccola parte degli utenti commerciali. «AcegasApsAmga ha recentemente adottato un’impostazione di tipo scaglionale secondo la quale chi è attorno ai 10 mila metri cubi annui di utilizzo idrico subisce un forte incremento in bolletta. Per chi utilizzava molta acqua erano previste delle agevolazioni ritenute nel tempo troppo elevate. Ora vediamo - spiega Del Ben in conclusione – se assieme al fornitore riusciremo a ridefinire questi scaglioni in modo da non avere in futuro altri scollamenti del genere».
Presente al dibattito anche una rappresentanza degli esercenti esasperati. «In quel 4% ci sono molte realtà di peso del panorama commerciale di Trieste - afferma Aleksandros Delithanassis, titolare del caffè San Marco – e tariffe come queste rappresentano una mazzata per una categoria già vessata fiscalmente. C’è il rischio concreto – che molte attività si trasferiscano in Slovenia dove l’acqua costa meno, come sta già accadendo per un autolavaggio e per un birrificio artigianale».
Contestata a più riprese anche la scelta di cambiare le tariffe per le utenze monofamiliari, di gran lunga le più presenti a Trieste. «Siamo rimasti soddisfatti per le risposte ad alcuni quesiti che avevamo posto negli scorsi mesi, in particolare con riferimento alla retroattività per gli utenti domestici - questo il commento di Giovanni Barbo (Pd) al termine dell’assemblea di giunta - Rimangono però i problemi della minor agevolazione prevista per le famiglie con meno di 3 componenti, riteniamo sia arrivato il momento che la Regione nomini il Comitato degli utenti previsto dalla Legge Regionale del 2016 e ad oggi ancora non costituito». —
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