Maxi furto in Croazia, rilasciati i due poliziotti e il carabiniere

Ancora in cella gli altri tre italiani fermati al valico di Buie. La lite fra soci sul denaro da spartire
Nella foto d’archivio un’autopattuglia della polizia croata
Nella foto d’archivio un’autopattuglia della polizia croata

ZAGABRIA Sono stati rilasciati ieri i due poliziotti e il carabiniere arrestati mercoledì sera in Croazia con l’accusa di furto di un ingente quantità di denaro. Assieme ad altri tre connazionali (tuttora in stato di fermo e per i quali si attende la convalida dell’arresto), i tre agenti erano stati bloccati dalla polizia croata nei pressi di Buie, mentre tentavano di lasciare la Croazia ed entrare in Slovenia.

Erano sospettati di essersi intascati qualcosa come 150 mila euro in contanti, prelevati poco prima da un imprenditore italiano con cui i tre rappresentanti delle forze dell’ordine erano arrivati in Istria facendogli da «scorta».

Si tratta di una vicenda che rimane poco chiara e su cui pende un’investigazione ancora in corso, ma che pare ora assumere dei contorni più definiti e all’interno dei quali il ruolo dei tre rappresentanti delle forze dell’ordine sembrerebbe essere meno importante, anche se tutto ancora da chiarire al meglio.

Ripercorriamo innanzitutto i fatti. Mercoledì, un gruppo di italiani, tutti originari della Campania, tra Napoli e Caserta, giunge in Istria con l’obiettivo di prelevare un’importante somma di denaro. Tra di loro ci sarebbe un imprenditore a cui è legato un conto corrente in Croazia.

Secondo la ricostruzione fatta dall’Ansa, l’uomo intende incassare i fondi legati alla chiusura di un’attività, una cifra che ammonterebbe almeno a 150 mila euro (quasi il doppio secondo altre fonti). Sorgono però delle difficoltà. Sembra infatti che l’imprenditore abbia a questo punto una lite con il suo socio, un altro italiano proprio riguardo alla spartizione di quel capitale finale.

È dunque quest’ultimo che decide di chiamare la polizia e denuncia di essere stato derubato quando l’imprenditore riparte alla volta dell’Italia con il denaro prelevato nella periferia di Pola. Ricevuta la segnalazione, la polizia croata blocca il resto del gruppo al confine: i tre agenti, l’imprenditore e gli altri due passeggeri.

«I miei clienti non sapevano della lite tra i soci, che è avvenuta in un ufficio e non in loro presenza», spiega Maurizio Capozzo, l’avvocato dei due poliziotti. La decisione delle autorità giudiziarie croate di rimettere in libertà, ieri, i tre agenti sembra andare in questa direzione: i poliziotti e il carabiniere non sarebbero riconosciuti come autori del reato e la loro condizione non giustificherebbe l’arresto.

Tuttavia, rimangono sospettati di favoreggiamento e «un’indagine disciplinare nei loro confronti è già stata aperta in Italia, ma potrebbe esserci anche un processo in Croazia», prosegue il legale. «Sono usciti dal territorio italiano senza avvertire il loro comando di appartenenza e rischiano quanto meno delle sanzioni disciplinari», prosegue Capozzo, che assicura comunque che gli agenti non avevano con sé la pistola di ordinanza.

Rimangono però ancora molti interrogativi aperti, a cominciare dalla decisione dei poliziotti e del carabiniere di unirsi a questa strana spedizione. Perché e a che titolo hanno deciso di farlo? La scorta privata non è naturalmente un servizio consentito. Va poi chiarita la provenienza del denaro, in un contesto in cui accade spesso, in Istria, che ci sia riciclaggio di denaro da parte di cittadini italiani.

Possibile che si pensasse di trasportare in Italia una somma così ingente in contanti? Infine, rimangono tre connazionali in carcere con l’accusa di furto e in attesa della convalida da parte della polizia. Solo una parte del denaro pare sia stata recuperata, mentre le auto sono state dissequestrate dalla polizia.

C’è insomma ancora molto da chiarire e già da oggi i poliziotti incontreranno il loro avvocato. —

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