Maxi evasione sui carburanti Arrestato manager triestino

Un manager triestino di 51 anni, Antonio Desiata, residente a Londra, amministratore di società che commerciano all’ingrosso prodotti petroliferi, una con sede a Milano, la Xcel Petroleum, è stato arrestato dai militari della Guardia di finanza di Varese, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Milano Carlo Ottone De Marchi per frode.
Il dirigente e altre quattro persone, indagate a piede libero, come anticipato dal Corriere della Sera ieri, unitamente a un’altra società di Genova, sono accusate di aver architettato un giro di false fatturazioni per non pagare l’Iva su 350 milioni di litri di benzina, di occultamento di documentazione contabile e anche di autoriciclaggio. Il carburante, proveniente dalla Libia, arrivava in Italia sulle navi cisterna di un armatore maltese (arrestato nell’ottobre del 2017 dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania). Sequestrati agli indagati beni e gasolio per un totale di 55 milioni di euro.
Tra le persone coinvolte nell’inchiesta c’è anche il commercialista Luciano Bologna, professore a contratto di marketing all’Università La Sapienza di Roma, già giudice tributario, consulente di Procure e Tribunali e, secondo il quotidiano milanese, nominato dalla Presidenza del Consiglio «soggetto attuatore con il Commissario delegato per la realizzazione del passante di Mestre».
Fra gli indagati figurano inoltre i legali rappresentanti di Oilchem srl, Lorenzo Sassi e Luciano Seregni, e di Xcel Petroleum, Angelo Iacobino. Quanto ancora all’arresto di Desiata, la misura cautelare a suo carico è scattata appunto in quanto amministratore di fatto della Xcel Petroleum di Milano ma anche della Oilchem srl di Roma.
Come riporta il Corriere, le indagini coordinate dal sostituto procuratore Paolo Filippini e portate avanti dalla Guardia di finanza di Varese hanno individuato nella Xcel Petroleum «la principale beneficiaria degli indebiti vantaggi fiscali ottenuti per il tramite di interposizioni fittizie di società cartiere» come la Oilchem. Una società in realtà, secondo quanto emerso dagli accertamenti, priva di personale e dalla sede addirittura sprovvista di targhe e arredi, nonché ubicata in quindici metri quadrati in uno spazio vicino all’ascensore di un centro commerciale.
Nell’ambito dell’operazione, le Fiamme gialle sono anche riuscite a recuperare in depositi italiani oltre 28 milioni di litri di carburante dal controvalore pari a circa 40 milioni di euro. Bloccati poi 3 milioni su conti bancari, uno yacht e undici immobili.
Desiata è stato interrogato l’altro giorno, assistito dall’avvocato Della Monica: di fronte al gip ha respinto ogni addebito, spiegando di non essere in alcun modo legato alla Oilchem, descritta da lui stesso come soggetto intermediatore attraverso il quale bisognava passare per la capacità di trovare finanziatori in Ungheria. Secondo il giudice De Marchi, la società di Desiata, «acquistando ad un valore nettamente inferiore ai propri concorrenti, era in grado di conquistare il mercato nazionale delle forniture attraverso la sistematica evasione dell’Iva». Decisiva, nel sistema complessivo, la parte giocata dalle società cartiere quali la Oilchem: con la loro interposizione la Xcel Petroleum «otteneva sia un credito Iva», in virtù dell’annullamento dell’imposta sugli acquisti intracomunitari, sia un prezzo di vendita più vantaggioso. Da qui, risultava favorito il suo inserimento sul mercato delle stazioni di servizio non facenti capo ai grandi marchi del settore. Insomma, passaggi che secondo l’accusa della magistratura configurano la creazione di «un sofisticato meccanismo di frode fiscale di rilevanza internazionale». —
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