Maxi Comune, il “no” di Staranzano fa implodere il Pd

Democratici in ordine sparso. Il capogruppo regionale Moretti: «Una brutta figura»
L’assessore Francovig con il figlio in braccio, al suo fianco il sindaco Marchesan (Foto Bonaventura)
L’assessore Francovig con il figlio in braccio, al suo fianco il sindaco Marchesan (Foto Bonaventura)

STARANZANO Mettiamola così, a Staranzano il Pd si è fatto male. O per dirla con le parole di Diego Moretti, capogruppo regionale, cui va riconosciuta l’onestà intellettuale, «abbiamo fatto una brutta figura». E del resto, alla vigilia del voto, che la deliberazione del parere in merito al referendum sulla fusione potesse finire nel peggiore dei modi, ovvero con una spaccatura dei democratici (da un lato il capogruppo consiliare a esprimere il placet e dall’altro il sindaco a dire picche), appariva assai probabile.

Ma in politica tutto può accadere. E infatti oggi perfino l’assist del Pd nella futura campagna elettorale in vista della consultazione «non può dirsi scontato». Parola del segretario provinciale Marco Rossi, che prima - come già annunciato - vuole consultare i suoi. Se la base unanimemente darà un segnale forte allora i democrats altrettanto convintamente sposeranno il sì all’accorpamento di Monfalcone, Ronchi e Staranzano. Altrimenti, ancora una volta, «liberi tutti».

Intanto, dalla paradisiaca Zante, brinda per l’esito staranzanese il sindaco di Ronchi, Roberto Fontanot, che pur in vacanza ha seguito in diretta (via sms) il corso del Consiglio. «Sono molto contento per Marchesan - commenta al telefono -, anche se nella patria di Moretti e del bell'avvocato (si riferisce all’ex sindaco Lorenzo Presot, ndr) mi sarei aspettato che prevalesse il sì. Evidentemente consiglieri e cittadini stanno iniziando seriamente a pensare alla fusione, intuendo che dietro gli slogan c’è il vuoto. A settembre costituiremo il comitato del “no” e il 9 porteremo anche noi in aula la delibera, che sarà uguale o quasi a quella di Staranzano».

Fin qui Ronchi. Spetta ora al segretario provinciale l’ardua missione di ricucire un partito uscito un po’ ammaccato dall’aula, e come si può immaginare non appare semplicissimo. «Non ne farei uno psicodramma - esordisce Rossi - il sindaco Marchesan mi aveva anticipato la sua posizione ed è giusto spiegare che il “no” non è alla fusione, bensì ad aspetti più tecnici che politici. Qualcuno non ha condiviso quest’impostazione e il voto è andato come è andato per questo, ma il Consiglio è e resta sovrano, non spettano a me i giudizi».

«Vorrei invece sottolineare il dibattito alto, inerente questioni di vera democrazia, che ha caratterizzato la discussione a Staranzano - prosegue -: si è voluto far pesare l’opinione dei cittadini e non lo ritengo certamente un male». Rossi incontrerà a breve il circolo per tracciare la linea in vista del referendum, fermo restando «che mancano almeno 8 mesi alle urne».

«Rammarico» per la spaccatura e un parere negativo passato con l’appoggio di Alternativa, in passato dichiaratasi pro-fusione, viene invece espresso dal capogruppo regionale Moretti. «Spero che il Pd riacquisti la lucidità che ha avuto in passato e ora, per motivi che mi sfuggono, non si vede. Questo è un parere che verrà letto in contrasto alla fusione, ma Staranzano non è Ronchi. Il voto di lunedì ha smentito anni di lavoro svolti per la creazione della Città Comune».

Prioritario ora «abbassare i toni e ragionare nel merito della questione», posto che i pareri non intaccano i risultati della raccolta firme, cui non si può prescindere. «Si è persa un’occasione per esser coerenti - conclude -. Il resto lo dirò in partito». E il confronto non promette bene.

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