Mauro Covacich, la vita è una sfida a scacchi

Da oggi nelle librerie ”L’esperimento”, nuovo romanzo dello scrittore triestino sull’esistenza claustrofobica di una giocatrice programmata per vincere
Di Alessandro Mezzena Lona
Lasorte Trieste 24/02/2006 - Mauro Covacich
Lasorte Trieste 24/02/2006 - Mauro Covacich

di Alessandro Mezzena Lona

La vita può assomigliare a un gioco perfetto. Basta crederci. Evitando accuratamente di alzare gli occhi oltre il filo dell’orizzonte dei giorni tutti uguali. Esorcizzando, una dopo l’altra, quelle insidiose domande che aprono strade pericolose alla fantasia. Altrimenti, è sufficiente uno sguardo laterale, una scheggia di sogno, un dubbio disperso nel liquido scorrere del tempo, per incrinare la superficie imperturbabile della realtà. Per cambiare l’immagine sempre uguale che si riflette nello specchio.

La vita di Gioia Husich sembra un gioco perfetto. Perché la protagonista del nuovo romanzo di Mauro Covacich, “L’esperimento” (pagg. 166, euro 18,50), che arriva oggi nelle librerie pubblicato da Einaudi, in realtà non ha mai vissuto. Il fatto è che suo padre era convinto che il talento non fosse un dono innato, ma una conquista. Così, fin da quand’era piccolissima, l’aveva allevata, addestrata, programmata per diventare una grande giocatrice di scacchi. Millimetrando le sue giornate con partite, studio, esercizi. Invadendo il suo orizzonte con re e regine, cavalli e pedoni, torri e alfieri.

L’esperimento del papà di Gioia, in realtà, aveva uno sviluppo molto più complesso. Perché coinvolgeva tutte e tre le figlie femmine, nate da qual matrimonio che si era sfasciato molto presto. Lui, scacchista dilettante e psicologo di medio livello, si era innamorato dell’idea di un ungherese, László Polgár, che aveva dimostrato al mondo intero una verità non sempre accettata. Portando le sue tre ragazze a sfidare i migliori scacchisti del mondo, infatti, si era tolto la soddisfazione di far passare il concetto che la memoria e l’abilità di un campione non derivano dal suo genoma. Non sono doni della Natura, o di Dio. Vanno coltivati, vanno allenati. Possono crescere, svilupparsi, fiorire, proprio come certe piante rachitiche.

Ma non sempre la teoria riesce a contagiare la realtà. Così, appena il richiamo degli ormoni si era fatto sentire un po’ più forte, le sorelle di Gioia avevano tagliato la corda. Era rimasta solo lei a portare avanti il sogno di papà Husich. Lei, che era sempre stata immobilizzata dentro quell’appartamento di Trieste. Lei che non riusciva a reggersi in piedi se non appoggiandosi alle stampelle. Lei, che per andare ai tornei doveva farsi accompagnare. A volte, portare in braccio.

Mauro Covacich non vuole raccontare la storia di un campione fatto crescere in un’incubratice. No, lo scrittore di “A perdifiato”, “Prima di sparire”, da parecchi anni sta mettendo a fuoco, con una scrittura che incide le storie con la precisione di un bisturi, gli sguardi laterali che provocano shock neuronali sulla imperturbabile superficie della realtà. Le intrusioni dell’altrove in quello che chiamiano mondo reale. Ma se in “A nome tuo”, pubblicato nel 2011, portava in scena un suo alter ego di carta, che trascinava il lettore dentro una ragnatela di rimandi tra realtà e finzione, questa volta lo scrittore preferisce osservare i suoi personaggi da lontano. Lasciando che l’inquadratura si allarghi un po’ alla volta, pagina dopo pagina. Per rivelare quello che sta al di là delle claustrofobiche giornate di Gioia.

Che l’esperimento di suo padre nasconda dentro sé un virus, Gioia lo comincia a scoprire quando nella vita quotidiana si insinuano strane visioni. Interferenze che il suo guru dai capelli grigi raccolti in una lungha coda, Denis Goitani, prova a tenere a bada somministrandole abbondanti porzioni di saggezza new age. Per evitare che la ragazza si lasci travolgere dall’inquietudine proprio a un passo dal titolo di Grande Maestro.

Le visioni sono abitate da un re e da una regina. Chiuso in una monotona apatia lui, travolta da mille suggestioni e seduzioni lei, portano nel mondo di Gioia le voci e le contraddizioni, gli inganni e le illusioni di un altro mondo. E mentre arriva un giornalista a sconvolgere le giornate della scacchista, regolate da sfide infinite al computer con giocatori sparsi nel nulla, i binari su cui corre la storia si avvicinano, quasi si intersecano. Trascinando il lettore in un viaggio a rotta di collo verso un altrove che assomiglia al qui-e-ora. Perché, come in gioco della verità, in questo perturbante romanzo di Covacich niente è come appare.

alemezlo

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