Matteo e Debora divisi dalla specialità

Il premier propone di togliere poteri alle Regioni. Ma la governatrice non ci sta e rilancia: «A noi scuola e paesaggio»
Di Marco Ballico

TRIESTE. Il governo Renzi intende restituire allo Stato alcune competenze regionali in via esclusiva? Debora Serracchiani denuncia il rischio di una razionalizzazione «solo apparente». E ribadisce che, se la specialità è gestita bene come in Fvg, la periferia si dimostra più virtuosa del centro. Per questo la Regione non solo non intende cedere funzioni ma, al contrario, le vuole incrementare aggiungendo all’elenco paesaggio e scuola. Tema sempre in primo piano quello del rapporto tra Roma e autonomie. Tanto più adesso che il nuovo governo infila nella riforma costituzionale il ridisegno del Titolo V, quello che ha ampliato e non di poco le competenze delle Regioni allargando i centri di spesa.

Nel ddl si prevede che lo Stato riacquisisca tra l’altro il totale controllo del commercio con l’estero, della programmazione turistica, dell’ordinamento delle professioni intellettuali, della tutela e sicurezza del lavoro, delle norme generali sul governo del territorio e l’urbanistica. In particolare sul commercio con l’estero Serracchiani è stata tirata in ballo da un articolo del Corriere della Sera a firma Sergio Rizzo a proposito della recente missione in Azerbaigian che ha visto la presidente accompagnare una delegazione di imprenditori Fvg nell’ambito delle iniziative Unioncamere per cercare nuovi rapporti industriali e commerciali all’estero. Nel mirino un riferimento di Serracchiani all’esportazione nel Caucaso delle barbatelle di Rauscedo (mercato da 100 milioni di euro all’anno e con 2mila occupati, fa sapere la Regione) su cui il quotidiano ironizza sottolineando la stranezza di una Regione che si occupa dell’export di piante di viti e altri prodotti. Passaggio a margine di una questione, la difesa della specialità, vitale per il Fvg e su cui la Paritetica targata Illy sta mettendo in cantiere una decisa controffensiva. «Credo che nessuno rimpianga uno Stato in cui tutto è centralizzato - dichiara in premessa Serracchiani -, con strutture burocratiche elefantiache, pesanti come le partecipate statali degli anni ’70, lontane dalla realtà e soprattutto dai potenziali dinamismi dei territori».

Quella della governatrice, che spiega di non voler conservare situazioni «in cui la burocrazia è solo moltiplicata per il numero delle Regioni», è una difesa dell’ente territoriale intermedio, di quelli che funzionano bene, «che assicurano un servizio realmente ritagliato sul cittadino e generano risparmi». La partita è tra centralismo e federalismo. Serracchiani, e pazienza se la linea del governo non è così netta, non ha alcun dubbio su quale parte prendere: «La tentazione di svuotare di competenze le Regioni, come contravveleno agli eccessi della proliferazione dei centri di spesa, ha in sé il rischio di andare nel senso opposto a quello sperato, generando una razionalizzazione solo apparente. Occorre ricordare che l'amministrazione dello Stato in Italia non è la stessa che in Francia?». Nel caso specifico, prosegue la presidente, «il Fvg è un esempio di come si possono gestire competenze primarie assicurando servizi di elevato livello. Si può migliorare e lo stiamo già facendo, con l’abolizione delle Province, la semplificazione e il taglio dei costi della politica. Ma siamo convinti che gestiremmo meglio dello Stato e con minori spese le competenze sulla tutela del paesaggio e sulla scuola». Serracchiani fa anche qualche altro esempio. Chiarisce che, nel momento in cui le Regioni sono titolari di competenze come quelle sulle attività produttive, «è illogico negare loro la possibilità di intervenire in quella che è un’emergenza nazionale, cioè fare export e generare Pil. In Germania nessuno si sognerebbe mai di impedire ai Länder di utilizzare delegazioni commerciali: si chiama “sistema Paese”». E rimarca che il punto è «fare le cose con metodo avendo in mente un risultato di qualità». Lo Stato vuole il commercio con l’estero? «Noi stiamo lavorando con Finest, Informest e Ince proprio per affinare le relazioni commerciali e offrire opportunità alle nostre imprese».

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