Mattarella: «Oggi e domani di condivisione». Pahor: «Trieste, giornata da capitale Ue»
TRIESTE Un rapporto solido e costruito nel tempo perché, da quando sono presidenti delle rispettive Repubbliche, Sergio Mattarella e Borut Pahor si sono incontrati quindici volte, tra riunioni plenarie di capi di Stato e vertici bilaterali, come quello di ieri. I due presidenti hanno tirato le somme della giornata con due brevi discorsi, tenuti in Prefettura dopo la firma del protocollo per la cessione del Narodni dom, di cui hanno dato il primo annuncio da Gerusalemme, in occasione della cerimonia del 75esimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz.
E se il dramma della Shoah non ha pari nella storia dell’uomo, Mattarella ha voluto rimarcare rispetto alle vicende della Venezia Giulia che «oggi qui a Trieste con la presenza dell’amico presidente Pahor segniamo una tappa importante nel dialogo tra le culture che rendono queste aree di confine preziose per la vita d’Europa». Il presidente della Repubblica ha sottolineato che «la storia non si cancella e le esperienze dolorose sofferte dalle popolazioni di queste terre non si dimenticano. Per questa ragione, il tempo presente e l’avvenire chiamano al senso di responsabilità.
A compiere una scelta tra fare di quelle sofferenze patite da una parte e dall’altra l’unico oggetto dei nostri pensieri, coltivando risentimenti e rancore, oppure al contrario, farne patrimonio comune nel ricordo e nel rispetto, sviluppando collaborazione, amicizia, condivisione del futuro al di qua e al di là della frontiera, il cui significato di separazione è ormai superato per effetto della comune scelta di integrazione nell’Unione europea: al di qua e al di là del confine sloveni e italiani sono decisamente per la seconda strada, rivolta al futuro. In nome dei valori oggi comuni: libertà, democrazia, pace».
Per Pahor, «è come se dopo cento anni tutte le stelle si fossero allineate. Ma non lo hanno fatto da sole, siamo stati noi a farlo». Rivolgendosi al «caro presidente e amico Mattarella, ai cari compatrioti sloveni, ai cari amici italiani», Pahor ha parlato di una «gioia immensa: il torto è stato corretto, giustizia è stata fatta. La restituzione del Narodni dom – ha aggiunto – sembra essere un gesto scontato, eppure anche se è un atto legittimo e giusto, scontato non lo è.
La restituzione è frutto di azioni congiunte, che lentamente si sono intessute in una bellissima armonia e fiducia reciproca. È un giorno di festa perché stiamo a celebrare insieme, Italia e Slovenia, un’impresa condivisa dall’Europa intera. Oggi Trieste, almeno per un giorno, nel celebrare i valori più nobili a fondamento dell’Ue, ne diventa la sua capitale. Mi ispirano le parole di Antigone: “Non a odiare ma ad amare sto in questo mondo”».
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