Mattarella alla storica firma della restituzione del Narodni Dom di Trieste alla Comunità slovena
Un traguardo tagliato proprio grazie all’impegno del Capo dello Stato
TRIESTE Il palazzo del Narodni Dom torna in possesso della comunità slovena di Trieste. La storia, che altrove arretra, a Trieste fa un passo in avanti. Ci vorranno dieci anni per consentire all’Università di liberare l’edificio, ma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha potuto assistere alla firma degli accordi che sanciscono la riparazione da parte dell’Italia alle persecuzioni contro le minoranze nazionali attuate dal regime fascista.
L’incendio del Balkan nel 1920 smascherò la violenza squadrista. Trent’anni di guerra fra nazionalismi e totalitarismi contrapposti produssero la dittatura, l’invasione della Jugoslavia e le violenze subite dagli italiani dell’Adriatico orientale per mano dei comunisti di Tito. Mattarella è riuscito a imprimere un’accelerazione al percorso di pacificazione tra le genti di queste terre. Il Capo dello Stato torna – ed è la terza volta in poco più di due anni – nella Venezia Giulia a raccoglierne i frutti, dopo la visita che il 13 luglio 2020 lo ha visto tenere per mano l’omologo Borut Pahor alla Foiba di Basovizza e al Monumento ai fucilati sloveni. Un messaggio di fratellanza, che non è più solo chiusura degli odi del passato, ma monito davanti alla guerra che si sta combattendo in Europa.
Mattarella arriva in piazza Unità puntualissimo, poco dopo le 10. All’esterno poche decine di persone. Un timido applauso parte isolato dalle Rive, ma Trieste pare essersi abituata all’attenzione straordinaria che il Quirinale sta riservando a questo lembo d’Italia.
In Prefettura, il rettore dell’Università Roberto Di Lenarda e il presidente della neocostituita Fondazione Narodni Dom Rado Race siglano l’intesa per il trasferimento gratuito della proprietà dell’edificio che è stato l’emblema della presenza degli sloveni a Trieste. L’ateneo avrà un decennio per trasferire la Scuola interpreti nel parco dell’ex Ospedale psichiatrico, dove verrà ristrutturato l’edificio “Gregoretti 2”.
I tempi sono lunghi, ma il passaggio è da menzione sui libri di storia. Il percorso per la cessione del Narodni Dom è andato tutto sommato spedito. Dopo le indiscrezioni sulla trattativa fra le diplomazie a ridosso della celebrazione dei 99 anni dell’incendio, nel luglio 2020 è arrivata la firma della ministra Luciana Lamorgese, che ieri si è tradotta nell’intesa puntuale fra Università, Fondazione, Agenzia del Demanio e Comune. I soldi li mette lo Stato, che ha indennizzato l’ateneo con la cessione a uso gratuito di ex Ospedale miltare e Gregoretti 2, di cui Roma pagherà i restauri per una ventina di milioni.
Ivan Scalfarotto, sottosegretario all’Interno, parla di «storica intesa con la Slovenia. La data di oggi passerà alla storia perché quello storico edificio è stato restituito ai suoi storici proprietari in un clima di amicizia, collaborazione e riconoscimento reciproci. È un giorno di pace, di dialogo». Per il governatore Massimiliano Fedriga, la firma consolida l’amicizia tra Italia e Slovenia grazie al «superamento dei retaggi del Novecento, che per queste terre hanno significato un periodo di divisione e diffidenze a cui oggi possiamo guardare come momenti appartenenti a un'epoca passata». Il sindaco Roberto Dipiazza ringrazia Mattarella «per aver reso omaggio alle vittime del Novecento. Ho informato il presidente della mia iniziativa per il Sudest europeo. Trieste vuole ospitare i presidenti e sindaci delle capitali dei paesi balcanici. Trieste potrebbe avere un ruolo non da poco».
Il Narodni dom era la sede delle organizzazioni degli sloveni triestini e ospitava un teatro, una cassa di risparmio, un caffè e l’Hotel Balkan. Il presidente della Fondazione Race dice che «si apre una nuova pagina della storia. La questione della proprietà è definita dopo vari passaggi complessi, ma ora bisogna individuare il contenuto multiculturale del Narodni Dom, dove saranno presenti tutte le comunità etniche e religiose di Trieste. Una scuola internazionale sotto l’egida dell’Ue ci starebbe, per il valore simbolico del palazzo. E sul tetto farei un bellissimo ristorante, per valorizzare la vista sulla città».
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