Mattarella a Trieste celebra la Sissa: «La scienza non ha confini. Qui si sente il suo valore»
TRIESTE È «immensamente limitata la nostra conoscenza della realtà» e in questo spazio sterminato si muove «la libertà della scienza che non tollera confini e schemi». Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tenuto un breve ma denso discorso ieri a Trieste, all’inaugurazione dell’anno accademico 2019-2020 della Sissa.
Il presidente è arrivato alla scuola abbarbicata sulle alture triestine accompagnato dalle autorità cittadine e regionali, ed è stato accolto all’ingresso dal direttore Stefano Ruffo. Entrando nell’aula magna “Paolo Budinich” il Presidente ha stretto la mano a un gruppo di studenti italiani e stranieri. Prima del discorso del Capo dello Stato, il direttore Ruffo ha illustrato la storia e il ruolo dell’istituto. È al suo intervento, come a quelli della studentessa Veronica Fantini e dell’evoluzionista Telmo Pievani, che Mattarella ha fatto riferimento nelle sue riflessioni: «La Sissa fa parte di quell’alta concentrazione di centri di ricerca di cui Trieste e tutta la regione sono caratterizzati. Il rettore ci ha illustrato in modo molto convincente il ruolo e la funzione della Sissa. Ci ha presentato numeri significativi, risultati, successi, autorevoli riconoscimenti internazionali, l’attrezzatura di altissima tecnologia».
Ha proseguito il Presidente: «Qui è un tratto caratterizzante la presenza di docenti, ricercatori e dottorandi di diverse nazionalità, da ogni parte del mondo. Tante convinzioni, ideologie, fedi, accomunati da una convinzione: il valore della scienza e della ricerca». In questo senso Mattarella ha richiamato la citazione dantesca nel logo della Sissa, “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”: «Sarebbe difficile trovare parole più adatte per definire l’importanza della preparazione e della competenza in qualunque ambito della vita e della società, come l’importanza del riconoscimento dei risultati scientifici, contro ogni tentazione di sfuggirli». Il Presidente ha lodato la «straordinaria tendenza che qui si registra»: «Lo sforzo e l’impegno di trasferire la conoscenza della ricerca nelle scuole e nelle imprese. È una grande e importante frontiera di miglioramento del tessuto civile del Paese».
Mattarella ha poi ripreso alcuni passaggi dell’intervento di Pievani, imperniato sulle tante scoperte più o meno “casuali” nella storia della scienza. Scoperte che sono favorite da un libero perseguimento della conoscenza a 360 gradi: «La prima considerazione - ha commentato il Presidente - è quanto sia immensamente limitata la nostra conoscenza della realtà, del mondo, della natura. La casualità di alcune scoperte scientifiche ci mette di fronte all’insufficienza della nostra conoscenza della realtà. D’altra parte lei ha messo in evidenza in maniera chiarissima anche la libertà della scienza e della ricerca, che non soltanto non tollera confini, come qui è dimostrato. La ricerca fugge gli stessi schemi con cui è stata avviata, una piena dimostrazione della sua libertà». Il Presidente ha proposto quindi «un parallelo singolare»: «Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi, all’inizio della storia di Fra Cristoforo, ci rammenta che le chiese erano un tempo luoghi di asilo inviolabile. Una sorta di sacralità dovrebbe contrassegnare anche i luoghi di ricerca e di studio: le accademie e le università, che sono incompatibili con la violenza da qualunque parte provenga (un riferimento indiretto ai fatti di Hong Kong, ndr). La libertà della scienza e della ricerca è un elemento fondamentale per la crescita dell’umanità». In conclusione il Capo dello Stato si è rivolto ancora a Pievani: «Lei ci ha presentato una riflessione sul senso della conoscenza. Mi ha ricordato che Phd significa “Doctor of Philosophy”, e non c’è nulla di più filosofico che parlare del senso della conoscenza, quella conoscenza che fa andare avanti l’umanità. Se vissuta, come qui avviene, da contributi di ogni nazionalità, ci fa riflettere su quanto siano sconsiderati, privi di logica e di senno, i contrasti nel mondo. Far crescere la conoscenza attraverso la ricerca è di fondamentale importanza. Qui si cerca di accrescerla: grazie per quello che fate».
Nel suo discorso il direttore Ruffo ha ricordato la storia della Sissa, fondata nel 1978 proprio con un decreto presidenziale «per preparare laureati nelle discipline fisiche e matematiche, soprattutto per Paesi in via di sviluppo. Negli anni Novanta si sono aggiunte anche le neuroscienze». Il direttore ha ricordato la figura di Paolo Budinich e il suo ruolo nella nascita dell’istituto, spiegando la filosofia della Sissa: «Accogliamo persone di qualsiasi credo e ideologia, uniti nella fratellanza attraverso il linguaggio della scienza». Ruffo ha ricordato i 1400 dottori di ricerca “sfornati” dalla Sissa, dei quali «un terzo stranieri e un terzo donne»: «La maggior parte dei Phd ha avuto carriere importanti e un numero purtroppo limitato ha trovato lavoro nel nostro Paese», ha detto. Oltre a fare una fotografia della situazione odierna della scuola, Ruffo ha fatto cenno anche al suo percorso personale: «Vengo da una famiglia umile, mia mamma era semi analfabeta», ha detto prima di interrompersi per la troppa emozione. Il direttore ha concluso ricordando che «la Sissa sconta il sottofinanziamento dal Miur, ci impegneremo per la formazione e intensificheremo l’attrazione di talenti internazionali».
A margine dell’incontro il presidente regionale Massimiliano Fedriga, che ha incontrato Mattarella, ha dichiarato: «Le eccellenze scientifiche del Fvg possono essere un’opportunità per tutto il Paese se riusciremo a renderle sempre più capaci di trasformarsi in realtà imprenditoriali industriali del terziario avanzato». Il sindaco Roberto Dipiazza ha commentato: «È stata una grandissima giornata per la nostra città e per la nostra regione».
Prima di ripartire per la Città eterna, il Capo dello Stato ha fatto visita alla Prefettura in piazza Unità. —
Riproduzione riservata © Il Piccolo