Mastelloni, il giuramento del procuratore capo di Trieste
Alle 9.30 il giuramento formale, la stretta di mano e poi al lavoro. Così Carlo Mastelloni, nuovo procuratore capo, ha iniziato ieri la sua prima giornata alla guida dell’Ufficio del Tribunale. Nel giorno dell’insediamneto ufficiale non ha voluto rilasciare interviste: solo poche parole, come è nel suo stile riservato. «Spero di essere all’altezza del collega (Michele Dalla Costa, ndr) che mi preceduto», ha detto innanzitutto il procuratore, che ha poi indicato indirettamente quella che sarà la linea di collaborazione nell’ufficio che dirige. «Credo che per funzionare la Procura abbia bisogno della collaborazione non solo dei sostituti procuratori, ma anche del personale amministrativo».
Mastelloni - che ha 63 anni e arriva dalla Procura di Venezia - ha anche accennato al rapporto con l’avvocatura, «che è sempre portatrice di innovazione: se questa collaborazione è reale, allora si può provare a risolvere i problemi». Infine, «Trieste è una città che ha qualcosa in più», ha detto in merito al capoluogo giuliano nel quale peraltro ha ambientato il suo romanzo noir “Il filo del male”. Un libro il cui racconto si sviluppa nella Trieste del 1958, e che tocca da vicino i motivi ricorrenti della storia politica italiana, in particolare le connessioni tra le stanze del potere e l’azione dei servizi segreti.
La prima giornata del procuratore capo è iniziata come si diceva con il giuramento davanti al collegio composto dal presidente del Tribunale Matteo Trotta, dal presidente della sezione civile Giovanni Sansone e dal gip Luigi Dainotti. Quindi Mastelloni ha convocato due brevi riunioni con i sostituti - tra cui il “facente funzioni” Federico Frezza che ha gestito l’ufficio per oltre sei mesi - e con il personale amministrativo.
Già nelle scorse settimane Mastelloni era venuto comunque più volte in Tribunale per incontrare i magistrati, così da avere un quadro il più possibile preciso della situazione dell’importante ufficio del palazzo di Giustizia.
La nomina del procuratore era stata votata all’unanimità dal plenum del Consiglio superiore della magistratura lo scorso settembre. I giudici di palazzo dei Marescialli non avevano tenuto in considerazione soltanto la cosiddetta regola dell’anzianità professionale o di ruolo, ma nell’ambito della procedura che ha portato alla votazione unanime avevano soppesato anche esperienze individuali che potessero risultare particolarmente adeguate alla complessa macchina giudiziaria della Procura di Trieste: una macchina di cui fa parte anche la Direzione distrettuale antimafia.
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