Massaggi cinesi? No sesso, due arresti

Ai domiciliari i gestori di un centro di via Gambini: sfruttavano tre ragazze. Ogni giorno 15 clienti: pagavano 60 euro a testa
Di Piero Rauber
Lasorte Trieste 30/04/14 - Via Gambini angolo Via Manzoni, Centro Massaggi Cinese
Lasorte Trieste 30/04/14 - Via Gambini angolo Via Manzoni, Centro Massaggi Cinese

Per i capi delle case di tolleranza mascherate da centri massaggi in stile orientale è arrivata, a Trieste, l’ora della tolleranza zero. Non è più tempo, insomma, di denunce a piede libero in attesa di un eventuale processo. Dopo una decina di sequestri negli ultimi anni di altrettanti negozi cinesi del sesso, nascosti dietro la balla di una normale attività commerciale, l’altra sera sono arrivati infatti i primi due arresti “sul campo”, in occasione di un blitz della Squadra mobile, su mandato del pm Federico Frezza, nel centro massaggi di via Gambini, angolo via Manzoni, che un’indagine andata avanti per due mesi buoni ha smascherato essere il luogo in cui tre ragazze eseguivano abitualmente, al di là dei massaggi, prestazioni particolari, chiaramente a sfondo erotico.

Di fronte al montare di questo mercato fuorilegge, evidentemente, stavolta magistratura e polizia hanno deciso di alzare il tiro dei deterrenti a disposizione e di dare «un segnale forte», come l’ha definito Roberto Giacomelli, il capo della Squadra mobile, che ieri mattina, a poche ore dalla chiusura dell’operazione, ha chiamato in Questura una conferenza stampa per illustrarne alcuni dettagli. In manette, portati non proprio al Coroneo bensì ai domiciliari, in una casa di via del Bosco in cui vivono con regolare permesso di soggiorno da circa un anno (dove sono stati poi rinvenuti ottomila euro in contanti), sono finite due persone, ritenute responsabili della gestione del centro di via Gambini. Ambedue sono, per l’appunto, di nazionalità cinese. Si tratta di un 42enne, Dong Dichao, già noto alle forze dell’ordine ma non per precedenti specifici, e di una 39enne, Yao, Mei Yun, lei invece sconosciuta, fino a l’altro ieri “pulita”. Devono rispondere dell’accusa di favoreggiamento e sfruttamento in concorso e continuato della prostituzione. Al “foro” commerciale sono stati messi ovviamente i sigilli del sequestro preventivo.

L’indagine della polizia a carico del locale di via Gambini, coordinata dal pm Frezza, era partita come detto più di due mesi fa, subito dopo l’apertura delle sue attività. La seconda sezione della Squadra mobile, «impegnata - parola sempre di Giacomelli - nel monitoraggio dello sfruttamento della prostituzione in città, sia in strada che negli appartamenti o ancora negli esercizi commerciali come questi», tiene sott’occhio proprio e anche i “movimenti” dei centri massaggi (oggi ce n’è una decina, di cui due aperti da pochissimo). Ebbene: in quello appena chiuso per via giudiziaria gli investigatori, anche attraverso l’installazione di telecamere nascoste e il controllo della pubblicità via internet (che qualcosa di più diceva...), hanno accertato che prima due e poi tre “massaggiatrici”, attorno ai 25 anni, a loro volta cinesi e a loro volta con permesso di soggiorno in regola (frutto di un contratto di lavoro part-time per attività dalla parvenza altrettanto regolare), erano solite passare la giornata lì dentro a disposizione della clientela. Guarda caso esclusivamente maschile. I loro massaggi partivano da spalle e gambe (a volte neanche no...) e finivano sulle parti intime. In alcuni casi, in verità non frequenti, la conclusione dell’incontro era un rapporto sessuale completo. In altri il massaggio non lo faceva la massaggiatrice bensì il massaggiato. I ruoli s’invertivano. Costo della prestazione: 60 euro. Circa il 40% restava alle ragazze, il rimanente 60% se lo intascavano i due sfruttatori.

La Mobile ha accertato un “giro” di una quindicina di clienti al giorno, per lo più “in nero”, di cui appena due a settimana, forse, arrivati effettivamente da quelle parti per un massaggio senza secondi fini. La gran parte era sempre la stessa, abituale. In prevalenza italiani, non triestini, di stanza in questo periodo a Trieste per lavoro. Si può dunque ipotizzare che il centro fosse un affare da quasi 30mila euro al mese, due terzi per i gestori e un terzo per chi si faceva sfruttare. Una delle tre giovani era già passata, nei mesi scorsi, in un centro massaggi posticcio di fuori regione. Anche per questo le indagini della polizia e del pm Frezza vanno avanti per scoprire eventuali collegamenti con analoghe attività nel Nord Italia.

@PierRaub

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