Masè sull’orlo del baratro: è in esercizio provvisorio
Sul baratro, legata ad un filo, sempre più sottile. La Salumi Masè Spa è in esercizio provvisorio. Lo ha disposto - come estremo tentativo per dare ossigeno alla storica azienda alimentare - il giudice Giovanni Sansone. Ieri infatti scadevano i termini per la presentazione del piano di ristrutturazione del salumificio. Ma al momento non c’è stato nessun segnale apprezzabile sia dal punto di vista dei creditori ma anche che potesse costituire un preludio all’ingresso di uno o più partner nella struttura societaria della famiglia Masè. Per questo motivo è stata depositata al giudice l’istanza di fallimento in proprio da parte della società Salumi Masè. Ed è scattata - praticamente - la procedura fallimentare.
Curatore è stato nominato il commercialista Giovanni Turazza. Il giudice Sansone attivando l’esercizio provvisorio per due mesi ha consentito di continuare l’attività dell’azienda evitando il depauperamento del valore della stessa società: immobili, scorte e attrezzature. In pratica i negozi del salumificio rimarranno aperti e così anche le altre strutture amministrative. Nel frattempo il curatore fallimentare cercherà di valutare i beni dell’azienda per procedere alla vendita prima della scadenza dei termini fissati dal giudice. Quella che è scattata ieri è l’ultima possibilità di sopravvivenza, l’ultima spiaggia della Masè. Sono due mesi di ossigeno. Perché se non verrà individuato entro sessanta giorni un nuovo socio-gestore con capitali freschi e disponibili, il percorso verso il fallimento vero e proprio sarà inevitabile. E per la Masè diventerà questa una strada senza ritorno. Le prime vittime incolpevoli saranno i lavoratori.
Lo scorso agosto l’azienda che produce e commercializza salumi e altri generi alimentari aveva firmato la cassa integrazione in deroga per otto persone e per tre mesi. Ma il 15 novembre l’incontro tenuto alla Direzione regionale del lavoro ha dato via libera alla richiesta di cassa straordinaria per un massimo di 13 lavoratori sui 79 che ne hanno diritto. Già allora era stata messa a verbale «un’oggettiva difficoltà economica»: esercizi 2010 e 2011 chiusi in perdita, con un’uguale previsione per il 2012; difficoltà di accesso al credito bancario; aumento del costo delle materie prime nell'ambito di una congiuntura difficile. E ancora, criticità legate a produzione e vendita delle carni; e uno smercio nei punti vendita che Masè a fine agosto aveva quantificato in calo dell’ordine del 5-10 per cento. Insomma una situazione diventata progressivamente sempre più grave, insostenibile. Di fronte a una crisi sempre più profonda.
Poi il 24 dicembre la società Salumi Masè aveva presentato la richiesta di concordato preventivo al giudice Giovanni Sansone. L’obiettivo in quel momento era quello di congelare la situazione per due mesi (il tempo concesso dal giudice) per presentare una proposta di piano di ristrutturazione e soddisfacimento dei creditori. Ma la trattativa non è andata a buon fine. Così la società ieri non ha non ha potuto fare altro che depositare un’istanza di fallimento in proprio.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo