Masè, chiesto il concordato per evitare il fallimento

Entro il 25 la spa dell’alimentare presenterà al giudice un piano di ristrutturazione Il presidente: la via maestra è l’ingresso di un partner. Sindacati: situazione grave
Di Paola Bolis
Lasorte Trieste 31/01/13 - Via Ressel, Sede Salumificio Masè e Masè Market
Lasorte Trieste 31/01/13 - Via Ressel, Sede Salumificio Masè e Masè Market

Con l’obiettivo di evitare il fallimento la Salumi Masè spa ha presentato il 24 dicembre la richiesta di concordato preventivo. Sono stati concessi 60 giorni di tempo per presentare una proposta complessiva che spetterà al giudice fallimentare vagliare: piano di ristrutturazione e soddisfacimento dei creditori. Documenti da produrre entro il 25 febbraio, prima scadenza per l’iter finalizzato - precisa il presidente e amministratore delegato della spa Andrea Masè - «a creare continuità per l’azienda, mantenendo legati il settore produttivo e commerciale», ossia lo stabilimento di San Dorligo della Valle e i punti vendita (15 in provincia).

Dopo il caso Duke, la crisi picchia forte su Masè. Lo scorso agosto l’azienda aveva firmato la cassa integrazione in deroga per otto persone e per tre mesi. Ma il 15 novembre l’incontro tenuto alla Direzione regionale del lavoro ha dato via libera alla richiesta di cassa straordinaria per un massimo di 13 lavoratori sui 79 che ne hanno diritto. Già allora era stata messa a verbale «un’oggettiva difficoltà economica»: esercizi 2010 e 2011 chiusi in perdita, uguale previsione per il 2012; difficoltà di accesso al credito bancario; aumento del costo delle materie prime nell’ambito di una congiuntura difficile. E ancora, criticità legate a produzione e vendita delle carni; e uno smercio nei punti vendita che Masè a fine agosto aveva quantificato in calo del «5-10%». «L’azienda - aggiunge ora l’ad della società - ha fatto grossi investimenti nel 2007 e 2008: proprio alla vigilia della crisi finanziaria e dei consumi». Da qui la situazione pesante. «A oggi - aggiunge Masè - la strada maestra è quella dell’ingresso di un partner» già individuato «nella compagine societaria». L’iter è in evoluzione, va da sé: tanto che nell’incontro coi sindacati tenuto l’altro ieri si è profilata l’opportunità di chiedere la “cassa” straordinaria per tutti i dipendenti. Infatti «è previsto l’ingresso di soggetti nuovi - conferma Matteo Montesano, commercialista tra i professionisti che stanno seguendo l’operazione - se poi si dovrà passare per l’affitto di ramo d’azienda o per altri strumenti, resta da vedere. L’obiettivo è garantire continuità e scongiurare la chiusura».

La cigs per tutti viene salutata con favore dai sindacati, in quanto “ombrello” sociale se nell’operazione non tutti i dipendenti dovessero mantenere il posto di lavoro. «La situazione è molto grave - commenta Maria Giovanna D’Este, segretaria provinciale Ugl terziario - «l’acquirente dovrebbe esserci e nella riunione già fissata per il 7 febbraio dovremmo avere un quadro più chiaro della vicenda». «L’aspetto più delicato - interviene Elio Gurnter, segretario provinciale Flai-Cgil - è che pare profilarsi una soluzione per la parte commerciale, ma quanto al settore produttivo finora non ci è stato detto nulla di soddisfacente. Sono estremamente preoccupato per l’intera crisi dell’alimentare, nel caso Masè poi se c’è un acquirente arriverà il momento in cui a ogni singolo lavoratore verranno poste delle condizioni su mensilità pregresse, anzianità e così via che dovrà o meno accettare in solitudine. Un dilemma drammatico. Va dato atto però, a differenza di quanto accaduto con Duke, di essere qui davanti a un imprenditore che ha la volontà, apprezzata, di essere presente».

Un commento sulla crisi dell’alimentare arriva dall’assessore provinciale al Lavoro Adele Pino: «Serve una riflessione su quanto fatto a livello di marketing di prodotti tipici di qualità da far conoscere anche fuori dal territorio, e sull’ampliamento della rete di distribuzione. Anche se già nei mesi scorsi su questi aspetti Masè - chiude Pino - ha accennato di volere intervenire».

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