Martines guida la battaglia dei sindaci «Le buste paga vanno riequilibrate»
TRIESTE La busta paga del consigliere regionale, un assegno mensile che può superare gli 11mila euro al mese a disposizione degli eletti pure nella legislatura entrante, spinge Francesco Martines, sindaco di Palmanova, a rendere noti i propri compensi. Non più di 1.945 euro lordi, che diventano 1.082 euro netti sottratte le ritenute. Una differenza macroscopica: con l’importo dello stipendio di un consigliere di piazza Oberdan si pagano otto mensilità di un sindaco di un comune tra i mille e i 3 mila abitanti.
E il confronto è squilibrato pure con i sindaci di capoluogo. La normativa regionale, ricorda Martines, fissa infatti l’indennità mensile di funzione in 5.052 euro lordi per i primi cittadini di Trieste, Gorizia, Udine e Pordenone, che diventano 3.677 euro nei comuni con popolazione superiore a 20 mila abitanti, 2.893 euro nei comuni tra 10.001 e 20 mila abitanti, 1.945 euro nei comuni tra 5.001 e 10 mila abitanti, 1.691 euro nei comuni tra 3.001 e 5 mila abitanti, 1.333 euro nei comuni tra 1.001 e 3 mila abitanti e 893 euro nei comuni fino a mille abitanti.
Netto lo scarto anche sulla buonuscita. Se in Regione i consiglieri vengono beneficiati di oltre 30 mila euro ogni cinque anni per un massimo di due legislature, l’indennità di fine mandato dei sindaci corrisponde a una somma pari a un’indennità mensile spettante per ogni anno di mandato. Quanto ai rimborsi spese, nei comuni non esistono rimborsi non documentati come in piazza Oberdan (3.500 euro di rimborsi onnicomprensivi, 2.500 per le circoscrizioni di Trieste e Gorizia, che si aggiungono ai 6.300 euro lordi dell’indennità di presenza), ma sono rimborsabili solo le spese di viaggio, vitto e alloggio documentate con un limite massimo fissato in 200 euro al giorno, comprensivo di vitto e alloggio, nelle missioni con pernottamento, 40 euro per il singolo pranzo nelle missioni senza pernottamento. «Io, peraltro, mi sono autolimitato nella richiesta di rimborso esclusivamente alle spese di viaggio per le missioni istituzionali fuori regione», precisa Martines.
Il sindaco dem di Palmanova, comune tra i 5 e i 10 mila abitanti, annuncia la presentazione a breve di un ordine del giorno articolato su una riforma dei compensi, che dovrà «riequilibrare indennità e responsabilità di sindaci e consiglieri regionali». Da un lato, incalza, «ci sono il peso di responsabilità civili e penali, un lavoro amministrativo quotidiano e un’indennità di carica, nel mio caso, di 1.082 euro netti al mese, dall’altro una busta paga di quasi 8.500 euro nette al mese a fronte di un’attività e una responsabilità esclusivamente politiche. Il contrasto e le differenze tra sindaci e consiglieri regionali sono evidenti».
Di qui l’appello al neopresidente Massimiliano Fedriga e al nuovo Consiglio regionale, dove tra l’altro siedono alcuni ex sindaci: «Se si vuole far funzionare il sistema degli enti locali, si metta mano anche alla normativa sulle indennità trovando una forma di perequazione tra quelle dei sindaci e quelle dei consiglieri regionali». Per Martines la proposta deve prevedere «una formula che faccia costare meno la gestione pubblica e tolga a chi ha minori responsabilità per dare di più a chi sopporta giorno dopo giorno responsabilità penali e ansie tipiche di chi vive la complessità dell’amministrazione e la quotidianità dei cittadini».
Ma c’è anche un altro tema che interessa al sindaco della città stellata. Una battaglia persa nella scorsa legislatura: con la legge 19 del 2013 il legislatore aveva reintrodotto in tutti i comuni il divieto di terzo mandato, ma a fine 2017 c’era stato il nulla di fatto su una proposta di riforma elettorale che puntava tra l’altro alla cancellazione dell’obbligo di dimissioni anticipate – 90 giorni primi della scadenza dei lavori dell’aula regionale – per i primi cittadini dei comuni con più di 3 mila abitanti. Tra tutti, a palesare la volontà dei sindaci di pari condizioni nella corsa alla Regione, il più battagliero è stato proprio Martines (che alla fine ha deciso di non dimettersi dalla carica), primo firmatario di un elenco di una cinquantina di iscritti all’Anci che si sono battuti invano per essere liberati dal paletto. La battaglia viene ora immediatamente rilanciata: «L’obiettivo è di mettere argine alla difficoltà crescente di trovare persone davvero capaci e disponibili a candidarsi ad amministrare un comune. Da questo cambiamento deriverebbe anche una qualificazione della classe politica a partire dal territorio, tema che diventerà cruciale nei prossimi anni e sul quale mi sono sempre speso sia all’interno del mio partito che con proposte rivolte alla precedente legislatura. L’attuale disparità – mette in guardia Martines – porta con sé un’ulteriore criticità, ovvero l’allontanamento dalla politica di chi ha maggiori competenze professionali. Mentre chi fa il consigliere regionale, se è dipendente, può scegliere di mettersi in aspettativa, considerata l’indennità di carica percepita, chi fa il sindaco deve continuare a lavorare, di fatto raddoppiando le ore dedicate all’impegno a scapito della famiglia».
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