Maroni: assurdo cancellare la specialità

Il presidente della Lombardia si schiera per l’autonomia. Alessandra Moretti: «Difendere gli spazi di autogoverno»
Roberto Maroni
Roberto Maroni

TRIESTE. Il coro è contro Enrico Rossi, il governatore dem della Toscana che litiga da giorni con Debora Serracchiani sul tema della specialità. A difesa dell’autonomia, non solo del Friuli Venezia Giulia, si schiera anche una Regione ordinaria come la Lombardia. Roberto Maroni, le Regioni, le vorrebbe tutte “speciali”: «Il solo modo per contrastare il disegno centralista dello Stato». Maroni ha letto dello scontro Rossi-Serracchiani. E non ci mette molto a far capire da che parte sta: «Cancellare la specialità è una sciocchezza. Andrebbe anzi estesa alle ordinarie». Il governatore del Carroccio sostiene che l’azzeramento delle autonomie «ridurrebbe gli spazi finanziari per le “speciali” senza che le altre Regioni ne traggano benefici». E dunque, insiste, «va esteso il principio dell’aumento delle risorse gestite dai territori. In Lombardia ci ritornano meno dei sei decimi dei tributi versati; arrivare a otto-nove decimi significherebbe triplicare il bilancio. Non può che essere quello il modello. E non a caso faremo il referendum per una Lombardia “speciale”, un passaggio che ci consentirebbe di risolvere i nostri problemi senza usare un solo centesimo in più rispetto ai soldi che abbiamo».

Chi si oppone? «Chi capisce troppo bene le cose. E dunque, proprio come per l’abolizione delle Province, usa l’arma della demagogia. L’ultimo assalto è quello sulle Regioni, che si vuole caricare del peso della spesa fuori controllo. Quando la realtà è esattamente contraria». Ne ha anche per Serracchiani, Maroni. «Da vicesegretaria del Pd, se fosse intellettualmente onesta – afferma il governatore della Lombardia –, dovrebbe dire che il progetto che ha in mente Renzi, di cancellare le Regioni, ridurle a livello amministrativo e riportare tutto a Roma, è una boiata. Un ritorno al passato che non solo non funzionerà, ma finirà col favorire le amministrazioni sprecone».

La richiesta di autonomia arriva anche da Alessandra Moretti, candidata Pd alle regionali del Veneto: «Sappiamo bene cosa vuol dire essere schiacciati tra due Regioni che possono trattenere molte più risorse di quanto non possiamo fare noi. Chiediamo solo di essere trattati alla pari degli altri, di poter avere più competenze e trattenere i tributi». Moretti insiste: «I veneti meritano maggiore autonomia perché abbiamo caratteristiche particolari dal punto di vista storico, culturale e socio-economico. Ci impegneremo per aumentare gli spazi di autogoverno fin dal primo giorno dopo le elezioni». Quella di Lombardia e Veneto, e delle altre ordinarie virtuose, è «legittima difesa» secondo Luca Antonini, docente di diritto costituzionale alla facoltà di Giurisprudenza di Padova, considerato il padre del federalismo fiscale partorito sull’asse Berlusconi-Tremonti. «Il tema va contestualizzato all’interno della riforma costituzionale – chiarisce –. Siamo davanti a un testo che esenta le “speciali” dal processo di cambiamento. Di fatto le protegge, mentre le ordinarie vengono fortemente ridimensionate. C’è in particolare una clausola di supremazia che permetterà allo Stato di invadere qualsiasi materia regionale». Con questo tipo di riforma, prosegue Antonini, «avremo Regioni troppo ordinarie e Regioni troppo speciali. Con il risultato che amministrazioni virtuose come Veneto, Lombardia, Toscana e Emilia Romagna verranno trattate come Calabria e Molise». Il suggerimento del tecnico è quello di un «riequilibrio» che consenta per esempio al Veneto di «vedere rafforzata la sua autonomia, non indebolita». Andrebbe dunque colta l’occasione della riforma «per far funzionare meglio il sistema, partendo dagli opportuni distinguo. Ma non ci si arriverà di certo considerando le Regioni ordinarie in modo indistinto, quasi fossero tutte inefficienti. Se finiscono piallati quelli bravi e immuni quelli che sprecano, le reazioni sono inevitabili. Non è nemmeno un buon servizio per le “speciali”, che finiscono sotto tiro. Ma ben sappiamo che Friuli Venezia Giulia e Sicilia non sono la stessa cosa». Da Isidoro Gottardo (Ncd Fvg) arrivano invece critiche e sollecitazioni a Serracchiani. L’ex parlamentare del Pdl invita il governo regionale «a esercitare l’autonomia, non solo a difenderla a parole». Si deve fare di più, incalza Gottardo, soprattutto sul fronte della «libertà» fiscale, a partire dalle aree di confine. Interviene anche il segretario regionale della Cgil Franco Belci che attacca il «neocentralismo di Renzi» e iscrive il suo sindacato alla battaglia: «Se Serracchiani la porterà avanti fino in fondo, avrà l'appoggio della Cgil. Non solo di quella Fvg».

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