Marini (Pdl): «Una Pet alla Medicina nucleare di Trieste»

Potrà l’Azienda ospedaliera di Trieste avere una nuova tecnologia diagnostica Pet all’interno dei nuovi spazi in allestimento a Cattinara per la Medicina nucleare, pronti entro settembre, e già...

Potrà l’Azienda ospedaliera di Trieste avere una nuova tecnologia diagnostica Pet all’interno dei nuovi spazi in allestimento a Cattinara per la Medicina nucleare, pronti entro settembre, e già predisposti per accoglierla? È l’interrogazione che il consigliere regionale Bruno Marini (Pdl) ha rivolto all’assessore alla Salute, ricordando che l’ospedale di Udine e il Cro di Aviano sono già dotati di tale apparecchiatura, e che le modalità del nuovo servizio sanitario (oggi inesistente sia a Trieste e sia nell’Isontino) avrebbe solo un minimo aggravio di costo a carico del servizio sanitario.

Ricorda Marini: «La tecnologia Pet all’Azienda ospedaliera di Udine è gestita tramite la società Ct Pet spa Servizi per diagnostica avanzata, società a maggioranza di capitale pubblico, di cui anche l’Azienda ospedaliero-universitaria di Trieste è azionista. La stessa società risulta essere disponibile ad acquisire e fornire a Trieste un nuovo tomografo Pet, coprendo i costi di gestione e di ammortamento, nonché quelli relativi alla gestione dei radiofarmaci e al supporto tecnico-amministrativo, con gli introiti derivanti dalla tariffazione degli esami (a carico della Regione)».

In pratica, prosegue il consigliere, l’Azienda ospedaliera di Trieste non avrebbe alcun aggravio di costi né per investimento né di gestione, «solo la Regione avrebbe un limitato aggravio riconducibile al previsto aumento del numero di esami che le vengono tariffati, inizialmente previsto in circa 300 l’anno su base appunto regionale (con un’ovvia redistribuzione tra Trieste e Udine)».

Nell’interrogazione Marini sottolinea come «l’”imaging” molecolare e cellulare fornito dalla Ct Pet costituisce uno degli sviluppi più avanzati delle tecniche di “imaging”, con una rilevanza fondamentale per la pratica clinica, specie in ambito oncologico, e che l’Area vasta giuliano-isontina è l’unica a non avere in dotazione tale tecnologia».

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