Marini condannato per le cene e i gelati
UDINE. Quattro cene, elettorali. E numerosissime consumazioni anche per meno di 5 euro, soprattutto in gelaterie. Bruno Marini, ex consigliere del Pdl, rieletto e oggi in Consiglio per Fi, nel 2011 ha ottenuto 6.117,40 euro di rimborsi per spese di rappresentanza. Rimborsi illegittimi per la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti che ha condannato il forzista a restituire quei soldi alla Regione, accogliendo la richiesta del procuratore regionale della Corte dei conti, Maurizio Zappatori. Il risarcimento è stato però quantificato in 5.199,79 euro, per la co-responsabilità dell’ex Ufficio di presidenza (10%) e dell’ex capogruppo del Pdl, Daniele Galasso (5%). Marini, difeso dagli avvocati Guido Barzazi e Giovanni Borgna, potrà presentare ricorso in Appello alla Sezione centrale di Roma della magistratura contabile, ultimo grado di giudizio nei procedimenti per danno erariale.
Cene elettorali per 5.380 euro e tantissimi gelati
L’ex pidiellino ha motivato pranzi e cene come attività politico-istituzionale, per incontrare cittadini e operatori economici interessati a conoscere l’attività e gli obiettivi raggiunti dal gruppo. E se ha dovuto svolgere gli incontri di sera e in sedi diverse da quella del Consiglio è stato a causa degli impegni lavorativi dei cittadini/elettori, impegni diurni. I rimborsi illegittimi sono stati ottenuti per momenti conviviali nel 2011 a Trieste. L’elenco ha quattro voci. Un rinfresco del 20 maggio al “Caffè degli specchi”, per dieci persone e da complessivi 900 euro; una cena il 31 maggio alla trattoria “Al Castello” per 53 coperti e un conto da mille 200 euro; un incontro l‘8 dicembre al ristorante “Le Saline” di Muggia con 60 “amici”, da mille 80 euro; “i saluti di fine anno” il 22 dicembre alla trattoria “Città di Londra” per una spesa di 2 mila 200 euro. E poi Marini ha speso 737,40 euro in bar e gelaterie, consumazioni anche inferiori a 5 euro, anche più volte nella stessa giornata. Spese che per Marini sono state necessarie a mantenere il costante rapporto eletto-elettore, ma che per Zappatori servivano invece a consolidare la base elettorale del forzista.
I rimborsi illegittimi secondo i magistrati
Il Collegio giudicante - formato da Alfredo Lener (presidente), Paolo Simeon (consigliere relatore) e Giancarlo Di Lecce (consigliere) - definisce i rimborsi illegittimi, perché senza attinenza con gli interessi del gruppo consiliare, e illecita la condotta di Marini. I magistrati contabili sottolineano che Marini, come ogni altro ex collega, godeva di autonomia di spesa e che aveva il dovere di rendere conto delle spese effettuate con denaro pubblico e di dimostrare il collegamento tra l’utilizzo dei fondi e le occasioni di rappresentanza in favore del gruppo, cioè per promuovere all’esterno l’immagine dell’allora Pdl. Motivazioni che i giudici contabili non ritrovano, spiegando che molti scontrini sono anche anonimi, senza alcuna indicazione e quindi non consentono di sapere chi abbia speso i soldi pubblici e se quella spesa era attinente con le finalità di rappresentanza.
I rilievi mossi al capogruppo e all’Ufficio di presidenza
Il Collegio bolla come “assolutamente fondamentale la responsabilità di Marini”, ma segnala anche una scarsa attività di vigilanza e controllo da parte dell’ex Ufficio di presidenza e dell’ex capogruppo. Nel risarcimento di Marini vengono quindi “scontati” 917,61 euro, 611,74 imputabili virtualmente all’ex Ufficio di presidenza e 305,87 a Galasso.
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