Marini a muso duro contro le «panzane» di Roberti e Fedriga

Il forzista contesta il mancato addio all’aula del vicesindaco di Trieste: «C’era un impegno preciso, la Lega è tenuta a rispettarlo»
Bruno Marini con Roberto Dipiazza e Manuela Declich
Bruno Marini con Roberto Dipiazza e Manuela Declich

TRIESTE Il Marini furioso. Il consigliere regionale e comunale di Forza Italia Bruno Marini, anima della componente istrocattolica del partito berlusconiano, dimentica per una volta la consueta pacatezza e interviene a muso duro sulla vicenda del doppio incarico del vicesindaco Pierpaolo Roberti. «Resta ferma la stima personale che ho per Roberti e per il segretario della Lega Nord Massimiliano Fedriga, ma sul piano politico sto sentendo cose che non stanno né in cielo né in terra». Marini ricorda come almeno due consiglieri forzisti, Everest Bertoli e «soprattutto» la sua discepola Manuela Declich, abbiano rinunciato all’assessorato in ragione dell'obbligo di dimissioni da consigliere imposto dal sindaco Roberto Dipiazza. Obbligo che a quanto pare non si applica a Roberti.

 

Il vicesindaco leghista si tiene la doppia poltrona
Il vicesindaco Pierpaolo Roberti e, sullo sfondo, Giorgio Rossi

 

E questa situazione a Marini non va né su né giù: «Mi pare che nella Lega viga la più completa confusione in proposito - dichiara -. Roberti ha esordito con una colossale “panzana”, dicendo che le dimissioni da consigliere erano una scelta autonoma di Forza Italia». Un'affermazione che il consigliere non può accettare: «Dipiazza ha detto e ridetto che la rinuncia all'incarico di consigliere era tassativa. Che fosse così lo dimostra il fatto che gli assessori forzisti non sono stati gli unici a dimettersi, l'hanno fatto anche gli esponenti della lista Dipiazza, Carlo Grilli e Giorgio Rossi». Non solo: «La cosa paradossale è che ha fatto un passo indietro anche l'assessore leghista Serena Tonel».

Dopo Roberti è arrivato il commento di Fedriga, che a sua volta lascia perplesso Marini: «Il segretario leghista dice che hanno chiesto a Roberti di mantenere il ruolo di consigliere per permettergli di votare in caso di assenza del sindaco - riflette il forzista -. Ma l'altra sera, quando si è votato sul rendiconto, abbiamo visto come Roberti abbia votato pur in presenza del sindaco. Tutto ciò denota che c'è qualcosa di poco limpido in questa vicenda».

 

 

Alla luce dei fatti Marini chiede «un chiarimento»: «Non voglio innescare polemiche politiche ad agosto, però bisogna capire che non possono esistere assessori di serie A e di serie B. Bertoli e Declich, campioni di preferenze, hanno rinunciato all'assessorato a causa del diktat sulle dimissioni. E ora scopriamo che l'obbligo non era tale. E allora devo dire che si è trattato di una vera e propria turlupinatura».

Marini chiude il suo discorso con una stoccata ai vertici forzisti: «Mi pare che chi ha condotto le trattative al momento della costituzione della giunta non sia stato molto lucido - dice -. Siamo la prima forza della coalizione, risultato a cui tutti abbiamo contribuito anche economicamente. Eppure non abbiamo avuto né il vicesindaco né il presidente del Consiglio. L'accordo con Roberti andava rispettato, ma mi pare evidente che siamo sottorappresentati rispetto alle altre forze della maggioranza».

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