Marina San Giusto, 4 milioni di debiti con le banche

Dimezzati i dipendenti, in vista la vendita di una decina di posti barca. Nel 2013 utile simbolico. Caccia a nuovi soci, società disponibile a cedere il controllo
Una panoramica del Marina San Giusto
Una panoramica del Marina San Giusto

Quattro milioni e mezzo di euro di debiti con le banche: è il macigno che pesa sul Marina San Giusto, il prestigioso yacht club che sorge sul Molo Venezia a pochi passi da piazza Unità e che recentemente ha ampliato le proprie strutture con il megayacht port. Qualche giorno fa l’assemblea dei soci (che sono 29) ha deliberato un nuovo aumento di capitale per 500mila euro che dovranno essere versati entro il 27 agosto, operazione seguita a una prima e più sostanziosa iniezione di denaro fresco che era stata praticata nell’ottobre 2012 quando il capitale era già stato innalzato di un milione 129mila 950 euro. Era stato uno dei primi atti della nuova gestione insediatasi con il passaggio della maggioranza delle azioni, avvenuto nel luglio precedente, da Italo Mariani alla coppia composta dall’architetto Paolo Zelco che è ora il presidente della società e dall’imprenditore Massimo Corbella. Ma tutto questo non basta ancora per cui il Marina San Giusto è in qualche modo sul mercato.

«Cerchiamo nuovi soci, eventualmente disposti a prendere anche il controllo della società e una trattativa l’abbiamo già avviata - annuncia Gianfranco Nobile, commercialista esperto nel risanamento di aziende decotte e oggi anche amministratore delegato di Marina San Giusto - e poi intendiamo vendere una decina di posti barca. Insomma la società è totalmente aperta a nuovi investitori, ma sia chiaro che l’opera di risanamento verrà portata avanti senza alcuna procedura speciale, non esiste nemmeno un piano formale di risanamento perché il Marina San Giusto ha pagato e paga tutti i fornitori. Non esistono creditori, fatta appunto eccezione per le banche». In questo caso il debito è esattamente di 4 milioni 445mila euro. È più o meno il costo della diga, recentemente completata a protezione dei pontili dopo che i due eventi atmosferici verificatisi nel 2003 e nel 2008 (non è esatto chiamarli mareggiate perché in tal modo non sono stati classificati e di conseguenza non è stato ottenuto alcun contributo) avevano causato gravi danni alle strutture e a numerose imbarcazioni i cui proprietari hanno dovuto essere indennizzati dalla società stessa.

Nel frattempo però è partita anche una cura da cavallo che nel 2013 ha fatto tornare in utile il bilancio annuale. I 59mila euro di attivo prima delle imposte sono un risultato più simbolico che concreto, ma come evidenzia Nobile, segnano comunque un’inversione di tendenza chiaramente desumibile dai dati: nel 2010 un milione 129mila euro di ricavi con perdita di 266mila euro; nel 2011, 732mila euro di ricavi e 322mila di perdite; nel 2012, 850mila di ricavi e 966mila di perdite. Per il 2014 si prevedono 868mila euro di ricavi e 65mila di utile. I dipendenti intanto sono stati dimezzati, «ma non avevamo scelta, altrimenti tutti avrebbero perso il posto di lavoro», precisa l’amministratore delegato. Un quadro di primo livello che era Federico Mariani il figlio del socio fondatore ed ex amministratore delegato ha dato le dimissioni, mentre hanno perso il posto due marinai e un’impiegata. Sono rimasti quattro dipendenti: un quadro, un’impiegata e due marinai. E come aggiunge il presidente Zelco sono state ridotte anche le tariffe, o meglio è stato fatto un anno di offerte-lancio. «Ma questo - specifica - ci ha permesso di riempire i 220 ormeggi che prima invece erano per metà vuoti».

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