Marina di Aurisina, la strada della discordia

di Cristina Polselli
AURISINA
«Sono 35 anni che con questo terreno ho solo spese e difficoltà». A parlare è Alfon Josef Tominschek, amareggiato e incredulo dopo le vicende che si sono susseguite a Marina di Aurisina. Nel conoscere questo signore, medico tedesco ma con nazionalità anche slovena, è difficile immaginarsi uno speculatore edilizio come è stato additato da alcuni.
La sua proprietà (circa 5mila metri quadri di terreno) è situata sulla costiera, vicino allo stabilimento “Le Ginestre” e alla spiaggia di Canovella. La zona è già ampiamente edificata: case private, l'ex hotel Europa e anche un Bed&breakfast. L’unico a vedersi negare costantemente il permesso per la costruzione di una casa unifamiliare resta lui. «Spero che il problema non sia il fatto che sia straniero», esordisce il professore.
Riguardo ai suoi intenti basterebbe sapere che negli anni ’70, con i primi tentativi di costruire la casa (allora il Comune aveva dato la concessione), il professore aveva rifiutato un progetto di un architetto, perché ritenuto di forte impatto sull'ambiente. «C’erano terrazze enormi, troppo cemento, non era quello che volevo», afferma il medico.
Negli anni ’90 Tominscheck ha ripreso in mano l’idea. «Ma non ci siamo mai sognati di chiedere la validità della concessione degli anni ’70 , come ha affermato Ret - spiega l'avvocato Piero Santi -. Preso atto che l'area è stata riclassificata come agricola, nel 2004 abbiamo chiesto la variazione parziale di destinazione urbanistica».
Da lì ha inizio la reticenza del Comune, a causa di vari fattori: una perizia geologica della Regione che dichiara l'area pericolosa e allo stesso tempo una strada abusiva (fatta da chissà chi, senza permessi) all’interno di una proprietà privata.
Una patata bollente per l’amministrazione, che però il professore, più di una volta, ha proposto di risolvere. «Il mio cliente - continua il legale - dice: non mi metto di traverso, facciamo una strada a norma, seguendo tutte le regole, contribuiamo tutti noi privati per i costi, sono pronto anche a concedere le servitù di passaggio pubbliche e a cedere parte della mia proprietà per creare posteggi, per allargare la strada e fare un waterfront per arginare la parte a mare. In cambio, contestualmente chiedo il via libera per la costruzione della mia casa».
Richieste che alla parte sembrano più che eque. «Il Comune sa che quella strada è un manufatto abusivo, andrebbe chiusa con un’ordinanza, anche perché se un giorno succede un incidente o qualcuno si fa male, il mio cliente sarebbe il primo ad avere delle grane giudiziarie», continua l’avvocato. Più volte l’amministrazione ha sbarrato l'accesso, ma i privati hanno sempre regolarmente spostato le barriere.
Nel 2008, intanto, il professore ha speso 40mila euro per la pulizia del sottobosco e della strada. Un container pieno, tra lavatrici, auto e altri materiali. «Mi chiedo dov’erano i verdi e tutte le altre persone che accusano me di voler speculare», conclude Tominschek.
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