Maria Stella perde 123 chili: «Adesso comincio a vivere»
MONFALCONE È stata dimessa ieri alle 13.30 dalla Rsa del San Polo, Maria Stella Ferrigno. Per la 52enne di Ronchi dei Legionari ora inizia il percorso finale della sua battaglia contro l’obesità. Dieci mesi in ospedale, il palloncino inseritole nello stomaco seguito dalla riduzione dell’organo digerente, le hanno ridato speranza. Passata da 250 chili agli attuali 127. Un traguardo da manuale. Per lei, che non senza difficoltà s’è adeguata verso il recupero di un nuovo, e più sano, stile di vita, e per la sua famiglia, il marito e la figlia di 25 anni che con amore, tanto incoraggiamento e sacrifici le sono stati vicini. Per il San Polo rappresenta l’apertura verso un salto di qualità. La professionalità e la capacità di “fare squadra”, alla luce di quello che costituisce un caso-pilota nel trattamento dei pazienti grandi obesi, sono forireri di una strutturazione multidisciplinare che, attraverso il coinvolgimento già consolidato di dirigenti, medici, personale del comparto, le diverse specialità e l’assistenza infermieristica, punta ora a implementare il servizio ponendosi su standard di livello nazionale.
Da oggi Maria Stella Ferrigno sarà assistita settimanalmente a domicilio da un fisioterapista. Un’assistenza minima rispetto ai suoi dieci mesi di “trasformazione”. Dovrà fare da sola, recuperare, passo a passo, la piena autonomia per potersi riprendere una quotidianità, anche sociale, ormai dimenticata. Ieri, nell’approssimarsi del momento delle sue dimissioni, il marito presentatosi con ampio anticipo al reparto di Rsa, non nascondeva orgoglio e soddisfazione. Già assaporava la sua nuova vita. E il grande abbraccio con la figlia. È lontano quel 9 dicembre 2015, quando, vittima di una crisi respiratoria acuta, era stata ricoverata d’urgenza. Finì in coma. Costretta poi a convivere con un tubo in gola, sottoposta a un necessario intervento di tracheotomia. Quella crisi respiratoria, probabilmente la più devastante, le ha fatto «toccare il fondo», come racconta. È stato l’inizio di un cammino ancora in fieri. Un caso che ha tutti gli elementi dell’eccezionalità. Il Servizio di Chirurgia bariatrica, diretto dal primario Alessandro Balani, tratta una sessantina di pazienti all’anno. Fisioterapia riabilitativa, condotta dal primario Marsilio Saccavini, gestisce due pazienti alla settimana.
Saccavini osserva: «La signora Ferrigno ha aperto la strada per intraprendere obiettivi più ampi. Quest’anno abbiamo presentato all’Azienda sanitaria un progetto di collaborazione operativa tra il nostro Servizio e la Chirurgia bariatrica per trattare tutti gli interventi pre e soprattutto post operatori. Considerato l’incremento dell’attività chirurgica, ci affianchiamo per offrire un “pacchetto” riabilitativo. Il fine è quello di strutturare al meglio il sistema per accogliere gli altri utenti. Il caso di questa paziente è stato particolarmente complesso, il più complesso mai affrontato». Balani aggiunge: «La nostra organizzazione si avvale di un’equipe composta da più figure professionali, dallo psicologo alla dietista, fino all’assitenza fisioterapica e riabilitativa, nonchè infermieristica. Considerati i risultati ottenuti, e a fronte dell’ottimo andamento della paziente di Ronchi dei Legionari, il nostro impegno è quello di implementare l’attività. Abbiamo così posto le basi collaborative con la Fisioterapia riabilitativa e Pneumologia, anche per studiare i disturbi nel sonno. Del resto - conclude - la Chirurgia si integra e si completa proprio attraverso e grazie a un team multi e interdisciplinare». Merito, dunque, della sinergia. Sotto la regia di Fulvio Calucci, già responsabile di Distretto aziendale Basso Isontino. Il dottor Michele Luise, della Direzione medica del San Polo, ha seguito gli aspetti organizzativi e logistici.
Maria Stella ieri attendeva con serenità e con gioia il ritorno a casa. «A dicembre - racconta - si sposerà mio nipote. Voglio partecipare al matrimonio in piena autonomia». È orgogliosa ma consapevole che non è finita qui. «Erano due anni che non uscivo di casa. La depressione mi aveva ridotta in quello stato. La morte di mio padre, poi quella di mia madre e di mio fratello. E qui non abbiamo parenti. Sono precipitata nel buio. Costretta a letto, davanti alla tivù, non facevo che piluccare schifezze». La sofferenza trasferita nel cibo. Con la figlia a seguirla passo a passo e il marito, impegnato in cantiere, ad affrontare anche trasferte di mesi. «Adesso mia figlia può cercare lavoro, ma purtroppo non lo riesce a trovare. È difficile», continua. E aggiunge: «Negli ultimi tempi non riuscivo neanche a camminare. Ero legata all’ossigeno».
Poi la crisi respiratoria. «Quando mi svegliai in Terapia intensiva - spiega Maria Stella -, i medici mi dissero chiaramente che dovevo affrontare l’intervento». Lei e il marito lo ricordano bene: il 21 gennaio l’inserimento del palloncino nello stomaco, il 4 luglio l’intervento chirurgico. A casa è tutto organizzato. C’è anche la dieta consegnatale dalla dietista Francesca Gregoris. Maria Stella è ottimista: «Ci vuole soprattutto tanta pazienza. Sono orgogliosa della mia famiglia. E voglio fare un encomio ai medici e a tutti gli operatori. Voglio in particolare ringraziare il personale della Rsa».
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