Marcolongo rivoluziona il pianeta sanità regionale

Scatta il riassetto organizzativo voluto dal direttore centrale che avrà più poteri. Diminuiscono Aree e Servizi collegati

TRIESTE. La direzione centrale della sanità cambierà volto dal prossimo 15 gennaio. L’operazione concretizzata via decreto da Adriano Marcolongo è di semplificazione: diminuiscono le Aree (da 6 a 5) e i Servizi in cui quelle Aree di articolano (da 6, con l’aggiunta di 2 strutture stabili e 5 posizioni organizzative, a 5 con 4 strutture stabili). I direttori generali, a dire il vero, ne hanno solo sentito parlare. I sindacati pure. Ma Debora Serracchiani, soddisfatta, sottolinea «il recupero della centralità della direzione» e «la razionalizzazione della struttura, che diventerà più snella ed efficiente». Il direttore centrale Marcolongo partiva da un paio di delibere di giunta. La prima dell’era Tondo, novembre 2009, lì dove la direzione Salute, integrazione sociosanitaria, politiche sociali e famiglia veniva articolata in 6 Aree di intervento e 9 Servizi. La seconda, dello scorso 13 settembre, in cui il governo Serracchiani approvava l’articolazione e la declaratoria delle funzioni delle strutture organizzative di Palazzo. Autonoma rispetto alle altre per i suoi particolari compiti, la direzione Salute ha avuto più tempo per riorganizzarsi e da metà gennaio esordirà nel nuovo assetto, delineato nelle 16 pagine “Norme di organizzazione interna e di funzionamento»: 28 articoli che rafforzano i poteri del direttore centrale non prevedendo, tra l’altro, la presenza di un vicedirettore.

Il documento è diviso in 5 Capi. Ai principi generali segue la definizione della struttura organizzativa con relativi incarichi. La direzione viene articolata in 5 Aree (promozione salute e prevenzione, servizi assistenza primaria, servizi assistenza ospedaliera, politiche sociali e integrazione sociosanitaria, risorse umane ed economico-finanziarie), una in meno rispetto al precedente organigramma in cui le risorse umane e quelle economico-finanziarie risultavano divise. Ai 5 connessi alle Aree – sanità pubblica veterinaria, farmaceutico, tecnologie e investimenti, risorse umane, programmazione attuativa – si aggiungono altri 3 Servizi (affari generali e rapporti istituzionali, sistema informativo salute e politiche sociali, epidemiologia e flussi informativi) e uno Staff per l’attività ispettiva e di vigilanza. Il Capo III interviene invece sulle funzioni della direzione. Tra le altre indirizza e coordina le attività degli enti del Servizio sanitario regionale e degli enti locali per i servizi sociali, promuove consultazione e partecipazione alla politica sanitaria e socio-sanitaria, elabora il sistema informativo, determina il fabbisogno di risorse finanziarie, provvede alla stesura dei disegni di legge e dei regolamenti. Non manca il dettaglio dei compiti di ciascuna Area e di ciascun Servizio. Le attività sono molteplici: dalla profilassi delle malattie infettive agli screening, dalla medicina sportiva alla sanità animale, dall’assistenza agli acuti a quella domiciliare e residenziale, dalla farmacovigilanza agli adempimenti per la mobilità sanitaria. Gli ultimi articoli del Capo IV e V riguardano la dirigenza. Viene precisato che è il direttore centrale, cui viene consentita una sostanziale libertà di scegliere i propri collaboratori, a conferire direttamente gli incarichi, eventualmente disciplinati con contratti di lavoro di diritto privato a tempo determinato, ai quali si applica la stessa disciplina economica e giuridica prevista per i dirigenti regionali.

Un quadro ben preciso ma, al momento, sconosciuto ai direttori sanitari del territorio. «Una riorganizzazione calata dall’alto», sussurra qualcuno. Anche il sindacato «non ne sa più di tanto», dice Maurizio Burlo (Uil-Fpl Fvg). «Speriamo che la riforma sia fatta nell’ottica dell’ottimizzazione dei servizi», aggiunge. Serracchiani, sin d’ora, non ha dubbi: «Contenimento dei costi e maggiore efficienza a parte, la direzione avrà anche il compito di pianificare l’edilizia sanitaria. Nei prossimi mesi, oltre ai grandi interventi a Pordenone, al Cattinara e al Burlo, saremo chiamati a opere minori ma non meno importanti, da Tolmezzo a San Vito al Tagliamento».

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