Marco o Marko? Il Polo conteso dai croati

I croati prendono pezzi della storia italiana. Il presidente croato Mesic va a Pechino per inaugurare il museo “Marko Polo”. Leggenda vuole che sia nato a Curzola, dominio

TRIESTE. Piano piano i croati si stanno prendendo pezzi della storia italiana. Non gli studiosi, gli storici, ma governanti e politicanti sempre più all'assalto del passato nel tentativo di creare una mitopoietica a proprio uso e consumo. E passi per personaggi come Ruggiero Boscovich, nato a Ragusa, oggi Dubrovnik, nel 1711 e morto a Milano nel 1787, astronomo, matematico, fisico, gesuita, diplomatico e poeta che studiò, operò e visse in Italia, che in Croazia chiamano Ruder Boskovic e lo considerano una stella del proprio firmamento nazionale. Ma prendersi Marco Polo no, questa è una cosa che agli storici italiani non va giù, mentre la politica italiana osserva indifferente.

L'ultima boutade è dell'ex presidente croato Stjepan Mesic, che è volato in Cina, a Yangzhou, per inaugurare un museo dedicato a Marko Polo, con la k, l'autore del libro "Deuisament du monde", meglio noto come il Milione, considerato il più grande esploratore di tutti i tempi. Secondo i croati Marco Polo sarebbe nato a Curzola, Korcula, che per altro allora era dominio veneziano, e quindi lo considerano un croato doc. Inutilmente encicolpedie, libri, storici e insomma tutti i motori attivi della Storia si affannano a dimostrare che no, Marco Polo è un veneziano tutto d'un pezzo, ci sono documenti che lo attestano. I croati vanno avanti per lo loro strada, si sono presi il loro Marko Polo e non lo mollano. E in Italia a parte gli storici che un po' si arrabbiano e un po' sorridono nessuno dice niente.

«D'altronde non è una novità - dice lo scrittore Alessandro Marzo Magno - negli Stati Uniti considerano Enrico Fermi uno di loro, mentre i francesi non vengono nemmeno sfiorati dal dubbio di indicare come francese Marie Curie, premio Nobel per la fisica, che da nubile si chiamava Sklodowska ed era polacca». Nel suo libro "Il leone di Lissa", che in questi giorni Il Saggiatore manda in libreria in edizione tascabile, Marzo Magno si è messo sulla tracce del Marko Polo croato, interrogando fior di storici e andando a Curzola a vedere quella per i croati era la casa dove aveva dimorato l'esploratore. «In base a documenti notarili - dice Marzo Magno - si può affermare che la famiglia Polo, anticamente orginaria di Sebenico, si trovava a Venezia già dai tempi del nonno di Marco, e che sia Marco che i suoi fratelli sono nati a Venezia così come tutti i discendenti fino a quando la famiglia si estinse nel 1415».

«La cosiddetta casa di Marco Polo a Curzola - continua Marzo Magno - è un palazzetto del '400 abbandonato che si dice sia stato edificato là dove c'erano le case della famiglia Polo». Anche Alvise Zorzi, storico, scrittore e giornalista di lungo corso, autore della più importante e accreditata biografia dell'esploratore, la "Vita di Marco Polo veneziano" (Bompiani) l'anno scorso è andato a Curzola a visitare la presunta casa dell'illustre veneziano. «Curzola è un posto stupendo - dice Zorzi - i croati sono simpaticissimi, e in fondo è divertente vedere una bella casa antica spacciata come dimora di Marco Polo». «Ovviamente - aggiunge - non ci sono dubbi sul fatto che Marco Polo fosse veneziano, la sua famiglia era veneziana sin dal decimo secolo, e comunque se anche per assurdo fosse nato a Curzola l'isola allora era un feduo della famiglia Zorzi». Ma allora perché tanto accanimento nell'accreditarsi un falso storico? «Bè - risponde Zorzi - per aggiungere un vanto alla loro nazione, non lo fanno solo con Marco Polo, ma praticamente con tutto ciò che rappresenta la civilità italiana e romana».

«Il punto - continua lo storico - è che i croati si affacciarono sul bacino adriatico decisamente tardi, insediandosi su una costa che prima era stata romana, poi bizantina, poi ancora veneziana; i croati, una tribù slava che era originaria dell'odierna Ucraina, si stabilirono lì nel VII secolo, nel X secolo divennero regno autonomo e poi dal 1102 al 1919 furono uniti al Regno d'Ungheria; non hanno una storia particolarmente ricca e antica, per questo si appropriamo di una quantità di prodotti della civiltà romano-veneta». «Tuttavia - dice in conclusione Alvise Zorzi - esistono in Croazia fior di storici e studiosi che non cadono assolutamente in questo tipo di tranelli. E poi conta soprattitto il presente: proprio di fronte alla cattedrale di San Marco, a Curzola, c'è una pizzeria tutta veneziana, a partire dall'insegna, e nessuno osa metterlo in dubbio».

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