Marchi Gomma: cinesi e crisi in agguato ma non chiudiamo

Da mesi si rincorrono voci sulla possibile chiusura di Marchi Gomma. Tutt'altro che vere. I due amministratori della storica spa triestina, i fratelli Vanna e Giovanni, tengono ben stretto il comando del timone e grazie ad un solido patrimonio economico reggono alla crisi e mantengono retta la via in un mare agitato frequentato molto spesso da una concorrenza sleale. «Arrivano anche alle nostre orecchie voci su una nostra possibile chiusura, - dichiarano da un lato infastiditi dall'altro divertiti - ma si sa che Trieste è una città dove si parla molto e spesso a sproposito».
Quest'anno Marchi Gomma con i suoi tre punti vendita, lo storico negozio dedicato ai casalinghi, quello specializzato in ferramenta e il terzo destinato a seconda delle stagioni ad articoli per il giardino, il mare, il carnevale o il Natale, compie 102 anni. E i Marchi assieme a famiglie come quelle dei Godina, dei Rosini o dei Donda, sono tra le figure più rappresentative del commercio locale. Per tradizione e serietà professionale. «Come famiglia siamo sempre stati discreti, abbiamo lavorato sodo, - raccontano i due fratelli - non guardando cosa fanno gli altri, senza invidia per successi professionali altrui e rispettando ogni regola. Alla cassa esponiamo un cartello e invitiamo i clienti a ritirare sempre lo scontrino fiscale». Cosa oramai d’altri tempi. Marchi Gomma ha origine nel 1912 quando il nonno di Vanna e Giovanni, Mario Marchi, fonda a Parma la Mario Marchi dedicata alla realizzazione di pneumatici. Nel 1919 porta a Trieste un compressore e apre in via Vidali il primo negozio che vende, ripristina e gonfia le gomme. Nel ’28 l'attività viene trasferita in via della Zonta proponendo oltre a pneumatici anche l'olio Radiol e la vendita di benzina.
Dopo la seconda guerra mondiale e una parentesi di fermo dell'attività, inizia a lavorare nell'azienda anche il figlio Walter. È lui ad iniziare l'importazione di materie plastiche, un rivoluzione per il mercato che ha stravolto le abitudini dei triestini. «Ora nei nostri negozi si contano 36 mila articoli - riferiscono i Marchi - senza tener conto che oltre alla vendita al dettaglio abbiano negli anni sviluppato una solida rete di import export e di collaborazioni con il mondo della cantieristica, della carpenteria metallica o con gradi nomi della moda o del design». Un anno e mezzo fa, Marchi Gomma ha chiuso un vecchio magazzino nella zona dello Scalo Legnami, prendendone in locazione un altro meno costoso. «Potrebbe essere quell'operazione ad aver generato voci su una possibile chiusura», ipotizzano. Oggi l'azienda conta 18 dipendenti per la vendita al dettaglio, 3 impiegati e in quattro della famiglia Marchi lavorano a tempo pieno nell'azienda. La competizione in città nel loro settore c'è sempre stata. Prima la Essebi, poi Centercasa, la stessa Ikea e ora anche i cinesi che si sono buttati a capo fitto nella vendita di casalinghi. Il concorrente maggiore è sicuramente Az Casa di via San Francesco. «Prima di aprire sono venuti a fotografare reparto per reparto, articolo per articolo», raccontano. «La torta a Trieste è diventata sempre più piccola, la crisi e fortissima, - osserva Vanna - si guadagna meno, si lavora di più e si rischia troppo. Peccato le regole non siano uguali per tutti». Ma come valutano l'economia triestina i Marchi? «Non avvertiamo un aiuto concreto per la nostra categoria, non sentiamo di avere dietro a noi dei rappresentanti del settore che ci tutelino. Manca la vera politica, quella che fa il bene comune - evidenzia Giovanni Marchi - e resto meravigliato dalla presa di posizione dell'amministrazione sui monomarca: in un momento così pesante per il commercio, lo sbarco in città di quelle realtà avrebbe un'impatto devastante».
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