Marchesich: il marchio Tlt appartiene alla mia famiglia

Polemica con il Movimento Trieste libera: «I nostri scopi sono identici ma cambia l’onestà intellettuale. Sbagliato dire alla gente di non pagare le tasse»
Di Gabriella Ziani

Farsi indipendenti dall’Italia per ricostituire il Territorio libero di Trieste è un’idea politica il cui “marchio” viene perfino conteso. È molto risentito Giorgio Marchesich nei confronti del Movimento Trieste libera che sta raccogliendo firme per chiedere all’Onu il rispetto del Trattato di pace del 1947, e l’invio di un “governatore” per questa immaginata citta-stato fondata economicamente sui proventi del Porto franco, come si era prospettato nel secondo dopoguerra. Quando la Jugoslavia (prima dello strappo di Tito da Stalin) era veramente alle porte con le sue pretese su Trieste e il diritto ai liberi commerci sembrava in pericolo.

«Sono io - dice Marchesich - l’erede naturale dell’indipendentismo triestino, non solo perché mio padre Giovanni era stato consigliere comunale dal 1960 al 1980 del “Movimento indipendentista territorio libero di Trieste”, ma perché a questo stesso partito ho aderito io già nel 1975, poi sono entrato coi medesimi principi nella Lista per Trieste (ne sono uscito quando la LpT si è apparentata ai partiti tradizionali), e quindi sono passato nella Lega Nord (ne sono uscito quando ha rinunciato a parlare di “indipendenza” e ha puntato sull’Italia “federale”)».

Uscito dalla Lega, Marchesich insiste e fonda il Fronte giuliano che riuscirà a portare tre eletti in Consiglio comunale, e che poi confluisce nel Fronte Friuli Indipendente per finire oggi in un Fronte per l’indipendenza che prospetta Trieste “territorio libero” e aggrega l’idea di un Friuli indipendente in un’Europa “delle regioni”. «I ragazzi di Trieste libera, alcuni nati proprio dentro la Lega, “chattano” come grillini - dice Marchesich -, ma fanno perdere tempo alla gente: incitano a non pagare le tasse, e a chi ci crede pignoreranno magari la casa. E distribuiscono presunte carte d’identità del TlT, atto in palese contrasto con la legge Bassanini sull’autocertificazione. Tra noi e loro l’obiettivo è lo stesso, ottenere l’applicazione del Trattato di pace del ’47, l’indipendenza di Trieste e il riconoscimento del Porto franco, ma cambia l’onestà intellettuale. So che dicono di me peste e corna, ma io non prendo in giro la gente».

Il Fronte per l’indipendenza, che si è già fatto sentire al momento delle scorse elezioni regionali «è già un vero partito politico - afferma Marchesich - e ci presenteremo alle prossime elezioni comunali. So che altrettanto farà Trieste libera». Cosa che il centrodestra dimostra di ben sapere, visto che l’ex sindaco Pdl Roberto Dipiazza, oggi consigliere regionale, l’ha dato l’altro giorno per scontato: «Non hanno ragione sul piano giuridico, ma alle prossime comunali un paio di consiglieri li otterranno, perché in momenti di crisi questi discorsi fanno breccia nella gente». Ma a contendersi l’idea del piccolo eventuale TlT saranno quantomeno in due.

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