Marcella Skabar rimane alla guida degli “Azzurri”
Soltanto qualche mese fa aveva annunciato l'intenzione di lasciare la guida della sezione triestina dell'associazione degli Atleti Azzurri d'Italia, dopo esserne stata al vertice per ben 27 anni. Oggi è giocoforza costretta a fare un parziale dietro front. Marcella Skabar, che nel corso del suo mandato ha visto lievitare gli iscritti da 90 fino a quota 600, per il momento non lascia e non raddoppia, ma è decisa quantomeno a portare a termine una serie di impegni assunti da qualche tempo a livello internazionale. «Le candidature emerse per guidare l'associazione sono piuttosto scarse - attacca -. Forse non ci si è resi conto che si tratta di un impegno particolarmente oneroso basato sul puro e genuino volontariato sportivo. Detto questo, vogliamo continuare a lavorare a livello europeo sul fronte della tutela degli atleti azzurri, rapportata in modo particolare al momento in cui si chiude la carriera agonistica».
Nello specifico, l'associazione ha sentito il bisogno di approfondire le tematiche del post-agonismo e lo ha fatto attraverso una visita alla Commissione Europea a Bruxelles, dove è stata illustrata la mozione finale di un recente convegno internazionale, accompagnata da una indagine conoscitiva sul tema, che ha coinvolto tutte le nazioni aderenti all'Ue. «Abbiamo voluto capire come viene seguito l'atleta nei vari Paesi europei una volta conclusa la carriera - continua Skabar -. Forse non tutti sanno che esiste una sorta di depressione successiva all'attività agonistica: lo sport è talmente totalizzante che assorbe l'intera esistenza e poi si fa inevitabilmente fatica ad inserirsi nella vita di ogni giorno. Gli atleti vengono esaltati nel momento di massima gloria per poi finire velocemente nel dimenticatoio». Tra i temi toccati nel corso del dibattito ci sono le scuole specifiche per atleti, il sostegno economico individuale, il punteggio per i concorsi pubblici e la riserva di posti di lavoro nei vari comitati olimpici.
«La nostra associazione in questo senso va in netta controtendenza, visto che da sempre sta facendo di tutto per offrire un supporto concreto agli atleti che hanno appeso al chiodo la maglia azzurra - conclude Skabar -. Siamo di fronte ad un grosso problema che riguarda l'intero Paese, dove per i campioni azzurri non c'è nessuna tutela, dimenticandosi che sono proprio loro ad incarnare la nostra memoria che poi viene trasmessa alle giovani generazioni. Viviamo tempi difficili di crisi economica e la stessa maglia azzurra che una volta veniva vista come l'obiettivo massimo da raggiungere, adesso, soprattutto per le discipline di squadra, passa in secondo piano a fronte degli elevati ingaggi economici nei rispettivi club di appartenenza. Questo comporta che gli atleti migliori, anche nella nostra città, emigrino altrove attratti da compensi faraonici».
Pierpaolo Pitich
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