Mappe catastali dell’800, bloccata l’asta a Trieste
Bloccata l’asta delle 89 mappe catastali di Trieste risalenti all’Ottocento che si sarebbe dovuta tenere domani alla Stadion. La Soprintendenza archivistica non solo ha riconosciuto quei documenti come propri, ma li ha dichiarati proprietà del Demanio e dunque inalienabili. Ma di più: negli anni Ottanta ne aveva denunciato con un esposto la scomparsa dall’Archivio Franceschino. Senza saperne più nulla. Oltre 30 anni più tardi le preziosissime mappe originali del 1823, acquerellate a mano e firmate “Giovanni Righetti ingegnere civile”, sono riaffiorate all’interno di una eredità destinata ad andare all’asta. E adesso, avvolte dal mistero della vicenda, torneranno “a casa”, tutelate come patrimonio nazionale destinato alla fruzione pubblica. Chi le aveva sottratte?
La storia di queste preziosissime testimonianze dei primi libri tavolari della città è veramente particolare. A consegnarle a Furio Princivalli, titolare della casa d’aste Stadion, è stato un signore triestino che vive e lavora in Belgio, e che in seguito alla morte del padre ha deciso di vuotare la casa di famiglia a Trieste e ha consegnato alla Stadion l’intera eredità. Fra tante cose belle, e molti libri antichi, c’erano anche le mappe, «senza alcun timbro di archivio che ne dichiarasse la proprietà» spiega Princivalli. «L’erede - racconta - ci ha raccontato che quei documenti erano appartenuti non solo al padre, ma già al padre del padre, l’avvocato Bruno Forti, morto nel 1963, ciò significa che erano custodite in casa da ben prima». Ma come ci erano arrivate? Il nipote, in Belgio, è rimasto di sasso. Naturalmente, restituirà.
Alla Stadion (e anche al possessore “spossessato”) la Soprintendenza archivistica ha fatto immediatamente arrivare lettere raccomandate che impongono il blocco della vendita. «Il proprietario restituirà il prezioso dossier - dice Princivalli -, ma lo farà personalmente una volta presa visione dei carteggi, io non posso agire in sua vece».
Con la Soprintendenza archivistica, l’Archivio di Stato, il museo Fondazione Scaramangà e il Comune fra tanti altri (anche studiosi) che si sono precipitati in Riva Gulli a prendere visione del tesoro, anche l’Agenzia delle entrate. «Il Comune - nota Princivalli - era interessato all’acquisto. Noi naturalmente abbiamo sospeso la transazione». La base d’asta era stata fissata in 3000 euro, neanche molto se si considerano le parole che il Righetti stesso aveva vergato a mano come legenda: «Carte come queste non esistono né al Catasto di Trieste né a quello di Vienna». (g. z.)
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