Manovra, stangata sulle famiglie

La Confesercenti: «Pagheranno 33 miliardi su 54». Il Codacons: «Iva scattata per il 35% dei negozi»

La manovra è una stangata per le famiglie italiane sulle cui spalle pesa per ben 33 miliardi, oltre la metà dei 54 complessivi. La denuncia è del presidente della Confesercenti Marco Venturi ieri dal meeting dell’organizzazione a Perugia. Gli effetti della manovra si propagheranno sul 2012, «un anno senza crescita, con un Pil a +0,1%, dice il rapporto Ref-Confesercenti, e con calma piatta sui consumi, allo 0,0%». Occorre subito un cambio di rotta, è l’allarme lanciato da Venturi, anche perchè «la pressione fiscale reale è arrivata a superare il 54%». In più l’aumento dell’iva che scatta da oggi preleva dalle tasche delle famiglie 140 euro in più, per 3,4 miliardi di maggior gettito nelle casse pubbliche. «Il 70% della manovra peserà sulle spalle delle famiglie italiane» dice l’organizzazione dei commercianti e delle Pmi dalla due giorni di Perugia. Inoltre, lo scatto dell’Iva profila un concreto rischio inflazionistico con l’aumento dei prezzi di beni come abbigliamento, calzature, prodotti alimentari, servizi turistici. Secondo il Codacons, già da ieri un negozio su 3 (il 35%) ha già provveduto ad adeguare il listino prezzi, ad approfittare sarebbero soprattutto i piccoli esercizi. Eppure appena venerdì la Federazione Moda Italia aveva assicurato che non ci sarebbe al momento un adeguamento dei listini all’insù. I consumi languono, il rischio di disamorare ancor di più i consumatori è reale, e gli esercenti assorbiranno in questa fase lo scatto dell’imposta sul valore aggiunto, ha detto il presidente Borghi. Anche il gruppo Benetton ha annunciato che non ritoccherà i listini, per un segnale di fiducia e di ottimismo, ha spiegato il vicepresidente esecutivo Alessandro Benetton. Confcommercio ammette però che l’aumento dell’aliquota Iva «produrrà inevitabilmente un piccolo scalino inflazionistico, che contribuirà a ridurre la già bassa dinamica dei consumi delle famiglie e del Pil». Tuttavia secondo la Confesercenti, un’alternativa al «prelievo fiscale che avvelena i pozzi» c’è ed è il ricorso a un taglio serio della spesa che porterebbe a un recupero di 50 miliardi in tre anni. «Noi - ha spiegato Venturi - continuiamo a batterci per la necessità di tagli alla spesa: in tre anni con meno sprechi potremmo recuperare 20 miliardi e altrettanti dalla cessione del 5% del patrimonio pubblico non utilizzato dalla pubblica amministrazione. Se si aggiungono altri 11 miliardi con la riduzione del 10% delle partecipazioni pubbliche si potrebbe contare su più di 50 miliardi da mettere sul tavolo al posto di nuove tasse, a disposizione non solo del debito ma anche dello sviluppo». Tagli al numero dei parlamentari, alle consulenze pubbliche, abolizione di tutte le province sono tra le priorità indicate dalla Confesercenti per recuperare risorse.

Del resto, si chiede, se non si riparte dai tagli quante manovre ci aspettano ancora? «È da brividi pensare che per far calare il debito pubblico dal 120% cui è arrivato al 90% occorrerebbero la bellezza di 450 miliardi. E l’Italia, le famiglie, le imprese, che fine farebbero?».

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