Manovra Fvg, oltre 16 milioni in un triennio per la sicurezza

La giunta scommette sui sistemi di sorveglianza per privati e Comuni. E i sindaci “portano via” i fondi ordinari alle Uti

Tesoretto da 40 milioni ma per gli investimenti la giunta punta sul debito

TRIESTE Le aziende che producono telecamere, impianti d’allarme, porte blindate si preparino a incrementare la produzione. La giunta Fedriga, riunita pure ieri pomeriggio, aumenta, e non di poco, i fondi per la sicurezza in legge di Stabilità: 16,5 milioni per il triennio 2019-21, di cui 10,5 che i Comuni distribuiranno ai privati per la protezione delle abitazioni.

Si tratta di una delle poste illustrate in mattinata in Consiglio delle Autonomie a Udine – che ha dato il via libera sull’intera manovra e sull’articolo specifico che riguarda gli enti locali – in una seduta in cui gli assessori alle Finanze Barbara Zilli e alle Autonomie locali Pierpaolo Roberti hanno proseguito nell’azione di incenerimento della riforma delle Uti, dirottando la gran parte dei trasferimenti dalle Unioni ai sindaci.

Sollecitato dall’assessore comunale di Pordenone Mariacristina Burgnich, Roberti conferma che nel programma sicurezza 2019 entreranno anche progetti pilota di controllo del territorio (le ronde in sostanza), ma preferisce concentrarsi sui capitoli rimpinguati rispetto all’era Serracchiani, in un contesto in cui viene annunciato il taglio ai fondi per accoglienza e immigrazione. Sulla legge per la sicurezza del 2009, i 500 mila euro del 2018 diventano così 3,5 milioni per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021: un totale di 10,5 milioni stanziati a favore degli enti locali, che apriranno bandi per interventi di installazione di sistemi di sicurezza nelle abitazioni private e nelle parti comuni dei condomini residenziali.

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Si aggiungeranno altri 6 milioni sempre sul triennio per investimenti da parte dei Comuni per impianti di videosorveglianza e attrezzature per la polizia locale. Sono pure previsti 30 mila euro per la formazione e l’aggiornamento del personale formatore della stessa polizia locale.

La partita della sicurezza si inserisce in un contesto di risorse crescenti. Nel 2019 il sistema delle autonomie si vedrà erogare 532,1 milioni (77 in più del 2018): 1,6 miliardi nel triennio, con una riduzione, nel riparto, della quota perequativa, quella che aggancia i trasferimenti alla realtà oggettiva dei territori. Una scelta promossa dall’assessore triestino Angela Brandi e dal sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, e pure dall’Anci, ieri al Cal con il segretario Alessandro Fabbro. «Il principio è corretto – spiega il tecnico dei sindaci –, ma la giunta precedente aveva avuto troppa fretta nell’aumentare la quota perequativa, mettendo in difficoltà qualche Comune in sede di bilancio. Un quadro che favoriva o sfavoriva un po’ casualmente amministrazioni grandi e piccole».

L’articolo 10 della manovra, quello sugli enti locali, contiene anche il cambio di rotta nella fase transitoria in cui la giunta sta pensionando le Uti e preparando la riforma. Il fondo ordinario per le Unioni si riduce così dai 315 milioni del 2018 ai 41 del 2019, che serviranno al loro funzionamento e alla gestione dell’edilizia scolastica. I Comuni invece, con un fondo ordinario pari a 360 milioni, riceveranno direttamente le risorse di parte corrente e solo nel caso in cui vorranno continuare a svolgere servizi all’interno delle Uti reindirizzeranno in quella direzione quanto necessario. «In questo modo – sottolinea Roberti – i sindaci potranno erogare più servizi ai cittadini».

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I due assessori, dopo un’ora e mezza di illustrazione delle norme, e con solo qualche astenuto al momento del voto (Vito d’Asio e Tolmezzo sull’articolo 10 e sulla legge di Bilancio Vito d’Asio, Tolmezzo, Grado e Palmanova, che con il sindaco Francesco Martines contesta il metodo della consegna delle carte a ridosso della seduta in Cal, senza il confronto con lo storico), parlano di «un lavoro che ha richiesto tempo e che lascia inalterati i budget delle singole direzioni in attesa di reperire ulteriori risorse dalla manovra che è ancora in discussione in questi giorni».

Zilli ha informato i sindaci pure dell’intenzione della giunta di azzerare l’Irap per gli insediamenti produttivi e per i professionisti nei Comuni montani di fascia B e C: costo 4,5 milioni, che aumenteranno nei prossimi giorni per prevedere riduzioni anche a favore di nuovi insediamenti industriali e nuove assunzioni nel resto della regione. «È un provvedimento importantissimo e dirompente – commenta l’assessore alle Finanze – per creare un volano efficace per attrarre nuovi insediamenti». 


 

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