Manovra estiva in Regione, rebus sul “tesoretto”

Giunta a caccia di risorse per compensare i tagli a sanità e autonomie locali. Peroni punta a un bilancio bis da 270 milioni
Lasorte Trieste 21/05/13 - Regione, Nuova Giunta Regionale, Serracchiani, Peroni
Lasorte Trieste 21/05/13 - Regione, Nuova Giunta Regionale, Serracchiani, Peroni

TRIESTE. È solo questione di giorni. Smaltita la febbre delle Europee, la Regione comincerà a metter mano alla manovra di assestamento di bilancio. Saranno gli uffici dell’assessorato alle Finanze guidato da Francesco Peroni a fare gli straordinari: il cronoprogramma è serrato e prevede la presentazione del disegno di legge in Commissione il prossimo 3 luglio. Manca quindi poco più di un mese per definire il quadro degli interventi. Una torta che suscita molti appetiti dal momento che la giunta aveva rimandato proprio alla manovra estiva l’assegnazione di contributi a vari capitoli strategici; soprattutto in tema di investimenti, più che di spesa corrente. Non a caso Peroni lo scorso inverno, lavorando alla legge di bilancio, parlava di “finanziaria a due fasi”, una a dicembre e l’altra a luglio. E buona parte delle risorse, peraltro, sarebbe già ipotecata a uno dei settori più penalizzati allora: la Sanità, comparto piegato da un taglio di 81 milioni di euro, di cui 44 all’area giuliana e isontina. Territori gravati da un -6% di fondi contro una media regionale del 3,8%.

Ad oggi, tuttavia, la cifra su cui la giunta potrà contare per l’intera manovra è un mistero. Le prime ipotesi portano alle dichiarazioni dello stesso assessore che nel dicembre scorso, votata la legge, dichiarava che in estate la Regione avrebbe potuto aspettarsi «almeno l’avanzo che quest’anno non è stato iscritto. Prematuro però dire quale sarà la somma totale – puntualizzava l’ex rettore – ma speriamo vicina ai 270 milioni del 2013. Interverremo su priorità come salute, politiche sociali, ambiente, autonomie locali, filiera della conoscenza ed economia».

Queste, per ora, le indicazioni di massima, con i capigruppo già pronti a fare pressing. Il Pd, innanzitutto, che scommette sulla Sanità: «L’allocazione andrà nella direzione della riforma – riflette Cristiano Shaurli – inoltre sarà necessario uno sforzo sulle politiche attive del lavoro». Sel è intenzionata a portare avanti la battaglia in difesa della sanità giuliano-isontina: «Avevamo votato un ordine del giorno per destinare parte delle variazioni di bilancio ai due territori più penalizzati», ricorda Giulio Lauri. «Il taglio è stato esorbitante, dobbiamo capire quali sono le situazioni di bilancio delle aziende in modo che possano chiudere l’anno senza che si riducano i sevizi. Poi attenzione agli investimenti, visto che su questo in finanziaria si è fatto poco considerando che si sono rimandate proprio all’assestamento le spese su opere, casa, scuole e infrastrutture». Tra le priorità non solo il fronte Salute, su cui il capogruppo dei Cittadini Pietro Paviotti esorta un’assegnazione «pari ad almeno la metà del taglio”, ma anche Cultura per rispondere alle richieste delle realtà fuori tabella, come fa notare lo stesso Paviotti.

L’opposizione per adesso è sul chi va là. «Bisogna capire prima quanti soldi ci sono – premette Riccardo Riccardi (Fi) – comunque si dovranno dare risposte su due temi fondamentali, cioè le sofferenze in carico alle autonomie locali e le politiche del lavoro. Va invertita la rotta, perché in Finanziaria la giunta ha guardato soltanto alla spesa corrente e non agli investimenti». Più polemico il collega di Ncd Alessandro Colautti: «La giunta farà una manovra ordinaria, perché non ha ancora dato risposte certe su nodi fondamentali. Sono bloccati. Ad oggi, ad esempio, manca un piano industriale». Chi punta l’accento sulle politiche della montagna e dello sviluppo delle aziende dell’artigianato è Barbara Zilli della Lega, che si aspetta «segnali concreti per tutte quelle imprese che hanno bisogno di respiro». Il Movimento Cinque Stelle, come tutti alle prese con gli impegni della campagna elettorale, non ha ancora preso in mano la questione. Elena Bianchi, intanto, fa notare che «se dovessimo star dietro a tutte le cose promesse dalla maggioranza e dalla giunta negli ordini del giorno dell’ultima legge di bilancio – spiega – credo che non ci basterebbero due finanziarie. E poi – osserva – non avevano detto che avremmo dovuto votare la norma a giugno?».

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