Mangiarotti salvata da Westinghouse

Il colosso statunitense acquisisce l’intera società. Operazione da 25 milioni di euro. Confermati tutti i 345 dipendenti
L'interno dello stabilimento di Monfalcone (Bonaventura)
L'interno dello stabilimento di Monfalcone (Bonaventura)

Mangiarotti è salva. Da ieri l’azienda, leader nella componentistica nucleare e nell’oil&gas, fa parte del gruppo Westinghouse Electric Company (a sua volta controllato all’87% da Toshiba), che ne ha acquisito il 100% delle quote con un aumento di capitale di 25 milioni. Ad annunciarlo sono stati, nel pomeriggio, l’ormai ex presidente Andrea Oddi, il manager che Friulia poco più di un anno fa aveva posto alla guida dell’azienda, e Richard A. Gabbianelli, vice presidente senior di Westinghouse e da ieri anche nuovo presidente di Mangiarotti. Direttore generale è il francese Josselin Gillot, manager del gruppo Westinghouse. A completare il consiglio di amministrazione, altri quattro componenti: tre giapponesi e un italo-francese.

Dopo mesi di trattative, in cui Mangiarotti è stata assistita dall’advisor Mediobanca, per l’azienda, con stabilimenti a Monfalcone e Pannellia di Sedegliano (Udine) e uffici anche a Milano, si apre dunque un nuovo capitolo, dopo una crisi di liquidità, legata a un consistente debito (si parla di 200 milioni, ndr), che si protraeva da due anni e che aveva messo in pericolo il proseguimento dell’attività. Ciò, nonostante un portafoglio ordini che vede commesse fino al 2018 e un fatturato nel 2013 pari a 80 milioni di euro.

«E’ stato un anno impegnativo per la ristrutturazione finanziaria dell’azienda - ha commentato con soddisfazione Oddi - il cui quadro era molto grave. Abbiamo messo la società in sicurezza, assicurando la continuità lavorativa».

Anche se il piano industriale e finanziario, al quale stanno lavorando Toshiba e Westinghouse e che include i futuri investimenti, sarà pronto non prima di un mese, Gabbianelli ha confermato che entrambi gli stabilimenti proseguiranno le rispettive attività e che non ci sono problemi sul piano occupazionale per i 345 dipendenti. Continua peraltro il contratto di solidarietà, rinnovato da poco, che però i nuovi vertici puntano a chiudere prima possibile.

Mangiarotti verso l’intesa con Westinghouse
Bonaventura Monfalcone-16.10.2013 Mangiarotti e progetto Iter-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

«Questa - ha precisato il nuovo presidente - è la prima grande acquisizione che Westinghouse fa negli ultimi anni. L’impegno è di sviluppare l’azienda mettendo assieme le competenze e le esperienze di Toshiba, Westinghouse e Mangiarotti». Le prospettive parlano sia di un aumento dei volumi produttivi (nell’oil&gas e nel nucleare) sia di un aumento dell’efficienza, quest’ultimo con il supporto di Toshiba.

«Non c’è stato un fattore specifico a far decidere per l’acquisizione - ha ancora spiegato Gabbianelli -. Mangiarotti è un nostro fornitore da anni. L’acquisizione è strategica, sulla base di uno sviluppo di lungo termine, perchè Westinghouse crede nella capacità di questa azienda di essere un fornitore di livello mondiale sia nell’oil&gas sia nel nucleare».

I due stabilimenti di Monfalcone e Pannellia continueranno, in particolare, a fornire componenti per i reattori nucleari del tipo Ap1000, due dei quali sono in costruzione negli Usa e altrettanti in Cina. Ma altre opportunità per questo tipo di impianti potrebbero aprirsi sempre negli Stati Uniti e in Cina, come pure nel Regno Unito e in Bulgaria.

Soddisfazione, infine, anche sul fronte sindacale. «L’acquisizione era una notizia che aspettavamo da tempo - dichiara Sergio Drescig, segretario regionale di Fim-Cisl -. Si chiude una situazione di incertezza in cui le Rsu hanno fatto un grande lavoro e nella quale i dipendenti hanno tenuto un ottimo comportamento. Adesso attendiamo il piano industriale, che Westinghouse prevede in crescita».

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