Mangiano funghi, dritti a Cattinara

Coppia ricoverata per una notte dopo il pranzo coi “sanguinacci” raccolti in Carso
Lasorte Trieste 12/02/11 - Ospedale di Cattinara
Lasorte Trieste 12/02/11 - Ospedale di Cattinara

Erano, o per lo meno davano tutta l’impressione d’essere, innocui “sanguinacci”, altrimenti chiamati “lattari”. Li hanno mangiati il mercoledì. Si sono sentiti male al giovedì. E sono usciti dall’ospedale soltanto al venerdì, ieri, dopo una notte passata da “ricoverati” all’ospedale di Cattinara in Medicina d’urgenza. Sono state insomma 48 ore ad alto rischio, delle quali per lo meno 24 ad alta tensione “consapevole”, quelle appena vissute, causa intossicazione da funghi raccolti “in proprio”, da una giovane coppia di triestini, un uomo e una donna attorno ai 35 anni.

Sono loro infatti i protagonisti del secondo episodio conclamato di avvelenamento da funghi in terra triestina di questa stagione, dopo l’abbuffata di chiodini finita all’ospedale per marito, moglie e suocero nella prima decade di ottobre. Allora i tre intossicati avevano passato una nottata a regime di Obi, la cosiddetta Osservazione breve intensiva. Si erano presentati in serata al Pronto soccorso di Cattinara accusando vomito e forti dolori addominali, un paio d’ore dopo la cena. La mattina dopo erano stati dimessi, con la raccomandazione di ripresentarsi per un ulteriore controllo “di sicurezza” il giorno successivo.

Stavolta, per la coppia, i sintomi d’intossicazione si sono presentati con maggiore ritardo rispetto al pasto che si sarebbe rivelato poi portatore di guai. Fatto preoccupante, dicono gli esperti. È talvolta un cattivo segno, infatti, l’abbondante lasso di tempo trascorso tra l’ingestione e l’insorgenza di malesseri gastrointestinali, perché le tossine a quel punto possono aver già lavorato subdolamente, provocando danni più difficili cui far fronte con una pur forte terapia ospedaliera.

L’uomo e la donna, a questo proposito, si sono presentati al Pronto soccorso di Cattinara giovedì pomeriggio. Erano entrambi in preda a vomito e diarrea. Ai dottori hanno raccontato di aver fatto una mangiata di “sanguinacci”, appunto, il giorno prima, a pranzo. Li avevano raccolti loro stessi, il mattino precedente, sul Carso. Lui ha anche riferito di avere il patentino per la raccolta. Non uno sprovveduto, dunque.

Qualcosa però è andato storto. Forse un “cugino” cattivo mischiato tra funghi buoni. Facile in quelle situazioni vengano a mente le storie più drammatiche, tragiche, come quella, molto fresca, della famiglia toscana ammazzata dall’amanita falloide. La coppia è stata ricoverata come detto in Medicina d’urgenza, dove ha passato la notte e pure l’intera mattinata di ieri. Poi, nel pomeriggio, le dimissioni. E il sospiro di sollievo. (pi.ra.)

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