Mangiano bacche velenose: cinque ricoverati a Trieste

Avevano scambiato la letale Atropa Belladonna per mirtilli: corsa all'ospedale in preda a dolori fortissimi e allucinazioni. Curati a Cattinara: due già dimessi, due tornati a casa dopo 48 ore, uno ancora in trattenuto dopo essere stato anche in Rianimazione. Hanno rischiato la vita
Bacche di Atropa Belladonna
Bacche di Atropa Belladonna

TRIESTE Cinque persone sono state ricoverate nei giorni scorsi all'ospedale di Cattinara, a Trieste, presentando segni di intossicazione da Atropa Belladonna.

Il grave caso, che risale a lunedì 17 agosto, viene reso nooto solo ora dalla Direzione sanitaria dello stesso nosocomio giuliano.

La sintomatologia era caratterizzata da dolori addominali, secchezza delle fauci, allucinazioni e agitazione psicomotoria e si era presentata dopo l'ingestione delle bacche raccolte nei boschi dai cinque malcapitati e scambiate accidentalmente per mirtilli.

Comuni mirtilli
Comuni mirtilli

Due persone sono state tenute in osservazione temporanea presso il Pronto Soccorso e sono state dimesse il giorno dopo, mentre tre persone sono state ricoverate presso il reparto di Medicina d'Urgenza. Una di queste è stata trasferita presso il reparto di Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica per l'aggravarsi della sintomatologia. Attualmente quest'ultima persona risulta l'unico paziente ricoverato ed è in fase di miglioramento, tanto da essere già stato riportato nel reparto di Medicina d'Urgenza.

La Atropa Belladonna è una pianta a fiore (Angiosperme dicotiledoni) appartenente, come il pomodoro e la patata, alla famiglia delle Solanaceae. Il nome deriva dai suoi letali effetti e dall'impiego cosmetico. Atropo era infatti il nome (in greco:Ἄ-τροπος,cioè in nessun modo, l'immutabile, l'inevitabile) di una delle tre Moire che, nella mitologia greca, taglia il filo della vita, ciò a ricordare che l'ingestione delle bacche di questa pianta può causare la morte. L'epiteto specifico belladonna fa riferimento a una pratica utilizzata che risale al Rinascimento: le dame usavano questa pianta come collirio per dare risalto e lucentezza agli occhi mediante le capacità dilatative della pupilla, un effetto detto midriasi e provocato dall'atropina contenuta nella pianta, che agisce direttamente sul sistema nervoso parasimpatico.

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