Maneschi: «Nuovi interlocutori per l’area Greensisam. E sul Molo VII puntiamo un centinaio di milioni»
TRIESTE. Antonio Maneschi ha ricevuto in eredità dal padre Pierluigi, scomparso in primavera, interesse e interessi su quattro punti strategici concentrati nell’area giuliana: Molo VII, Porto vecchio, Italia di navigazione, Cpm a Monfalcone. Portualità, shipping, immobiliare: questa è la “gerarchia” tematica decisa dal nuovo leader del gruppo. Infatti, in questa sua prima uscita pubblica dopo la morte di Pierluigi, Antonio Maneschi conferma la volontà di proseguire l’azione paterna sui quattro fronti, indicando come priorità l’investimento sul terminal container.
Amministrare l’eredità di una personalità come Pierluigi Maneschi, uno dei protagonisti dell’economia marittima nazionale, non è un compito da affrontare a cuor leggero. «Credo fosse opportuno - spiega al telefono l’imprenditore - prendermi qualche mese per un’indispensabile “due diligence” riservata a snodi complessi, dalla forte vocazione internazionale. Adesso ritengo si possano fissare alcuni punti fermi delle future attività».
Presidente, la questione più stringente sul tappeto è la prospettiva di “cittadella Greensisam” in Porto vecchio.
Vorrei chiarire subito una cosa: noi siamo innanzitutto operatori portuali, non immobiliaristi. Per cui la mia volontà, in linea con quella paterna, è quella di trovare un investitore che subentri nella concessione dei cinque magazzini. In questi anni, tra la redazione del progetto Botta e i canoni versati, abbiamo speso parecchi milioni, quindi evidentemente escluderei un disimpegno a somma zero.
Quanti milioni?
Troppi! Tenga presente che, solo di canoni, paghiamo da una decina di anni oltre mezzo milione di euro/anno.
Ma ci sono concrete trattative per il passaggio di mano?
Da tempo è in piedi un dialogo con interlocutori austriaci, ma sulla solidità di queste intenzioni - lo dico francamente - nutro più di un dubbio. Adesso, con il supporto di professionisti del settore, abbiamo aperto nuovi canali negoziali, che avranno però bisogno di tempo per stringere a una decisione. I rapporti con il sindaco Dipiazza sono molto collaborativi e corrette relazioni con le pubbliche amministrazioni sono di grande giovamento.
Le nuove soluzioni resteranno correlate al progetto Botta?
Non è detto. Non escludo, per esempio, forme di collaborazione pubblico-private: stiamo valutando con una realtà istituzionale la possibilità di trasformare in parking uno dei magazzini, operazione sulla quale in questo momento sarebbero premature anticipazioni.
E veniamo alla sua vera priorità imprenditoriale, il Molo VII, dove cooperate con la Msc di Gianluigi Aponte.
Una puntualizzazione strategica: Trieste è un’opportunità per l’intera nazione, perché è il porto italiano con il maggiore traffico da/per l’estero, da cui discende una potenzialità di crescita superiore agli altri scali del Paese. Sulla base di questo presupposto, d’accordo con Msc, investiremo dai 90 ai 110 milioni di euro nel prossimo triennio per potenziare, con opere edili e impiantistiche, il terminal.
Avete un cronoprogramma orientativo dell’intervento?
Già a gennaio sarà operativo un team interno, composto da profili professionali del gruppo. Lo dirigerà un manager esperto come Roberto Macrì. Prima puntata sarà uno stress test sulla progettualità ereditata, seconda puntata quella che definirei la parte software, cioè il bando di gara, il finanziamento...
Punto di caduta?
Tutto compreso, prevediamo 30 mesi di lavori, quindi la conclusione è programmata a metà del 2022. Vorrei ricordare che il nostro alleato gestisce un terminal della rilevanza di Gioia Tauro e vanta a sua volta un importante know-how.
A Italia Marittima, l’ex Lloyd Triestino, la presidenza, che per vent’anni era stata ricoperta da suo padre, è passata a Michela Nardulli, storica collaboratrice di Pierluigi Maneschi. Un altro segno di continuità?
Credo proprio di sì. Il vertice di Evergreen mi aveva chiesto - e la cosa mi aveva fatto molto piacere - di assumere la presidenza della compagnia, ma in questa fase sarebbe stato un impegno troppo oneroso.
Terrà anche Monfalcone?
Certo. Cpm è una bella realtà dove lavora una settantina di addetti.
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