Mandati a laurearsi a Empoli a spese dell’Ass: è danno erariale
Lo sostiene il pm della Corte dei conti Zappatori, il quale chiede ai vertici sanitari dell’epoca 190mila euro: è l’equivalente dei costi sostenuti per viaggi, vitto e alloggio degli infermieri
TRIESTE. A studiare all’Università, ci erano andati a spese dell’Azienda per i servizi sanitari Triestina. Una fortuna non da poco: era capitata a dieci infermieri che tra il 2006 e il 2008, dopo aver frequentato la sede di Empoli dell’Ateneo di Firenze, si erano laureati tornando a Trieste con un ruolo direttivo.
Secondo il procuratore della Corte dei Conti Maurizio Zappatori questa «opportunità professionale» ottenuta grazie al denaro pubblico è assolutamente illecita. Così ha citato per la somma di quasi 190mila euro quelli che sono stati i vertici della Sanità triestina: Franco Rotelli, già direttore generale, Fulvio Franza, ex responsabile amministrativo e Mario Reali, già direttore sanitario dell’Azienda.
In pratica, secondo l’atto che è stato notificato nei giorni scorsi e e che equivale all’avviso di garanzia della giustizia penale, secondo il procuratore Maurizio Zappatori «tale comando con gli oneri a carico dell’Azienda sanitaria non era finalizzato a un aggiornamento professionale, ma al conseguimento di un titolo di studio a vantaggio di alcuni dipendenti rispetto ad altri».
«Macché opportunità per gli infermieri. Il vantaggio rilevante lo ha avuto l’Azienda sanitaria. Loro hanno sopportato sacrifici ma l’organizzazione ne ha beneficiato. Credo che qualunque azienda privata avrebbe agito in questo modo». Queste le parole dell’ex direttore generale Franco Rotelli. Che aggiunge: «Ho inviato tramite il mio difensore, l’avvocato Daniela Paolini, una memoria e spero che i giudici ne tengano conto nelle loro decisioni. Ripete Rotelli: «Gli infermieri comandati hanno sopportato sacrifici nel periodo di studi universitari, non ci sono stati vantaggi per loro, ma solo per l’Azienda».
Nella citazione si osserva tuttavia che «sono stati illegittimamente messi a carico dell’Azienda gli oneri di missione riconducibili al rimborso delle spese di viaggio, vitto e alloggio sostenuti dai dipendendenti nel periodo di frequenza all’Università nonché quelli relativi alla retribuzione giornaliera riconosciuta agli infermieri-studenti in busta paga nel periodo di studio. Totale appunto 189mila 619 euro e qualche spicciolo.
Cifra alla quale - al momento - non è stata aggiunta quella di 53mila 500 euro relativa alle spese di iscrizione all’Università, pagate, pure come emerge dalla delibera n.821 del 29 dicembre 2006, dall’Azienda sanitaria triestina.
Beneficiari del regalo di Natale erano stati all’epoca Ofelia Altomare, Livia Bicego, Darinka Daneu, Cristina Stanic, Barbara Ianderca, Loreta Lattanzio, Maila Misley, Cinzia Orlando, Flavio Paoletti e Daniela Bais. Tutti diventati dottori, con punteggi di merito molto alti.
Nel corso delle indagini gli investigatori della Guardia di finanza, ai quali la procura contabile ha delegato le indagini, hanno accertato anche che la laurea gratis è servita sostanzialmente allo scopo di consentire ai singoli dipendenti di partecipare a un concorso dell'Azienda triestina per diventare dirigente sanitario.
Il paradosso - sempre secondo la Procura contabile - è che i fortunati dottori in scienze infermieristiche, e in un caso in scienze della prevenzione, erano stati addirittura comandati ad andare all'Università, così si legge nella delibera.
C'è da dire che - ovviamente - la nuova qualifica ha poi avvantaggiato economicamente i singoli neolaureati. Praticamente, secondo la procura della Corte dei conti, erano stati comandati a frequentare l'Università e a laurearsi.
Insomma, obbligati o convinti, è stata senza dubbio un’opportunità professionale piovuta dal cielo. Ma ora è arrivato il conto per chi ha firmato il regalo. 190mila euro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo