«Mandarini troppo piccoli»: quintali di frutta in discarica
RAGUSA Montagne di mandarini finiti nella discarica abusiva presso Opuzen alla foce della Narenta. Il motivo? Non sono commerciabili perché fuori dimensione per gli standard Ue. Eccoli dunque destinati a marcire, anzi a essere seppelliti e ricoperti di terra. L'allarme è stato lanciato dall'attivista verde Ana Musa, anche consigliere indipendente nel Consiglio municipale, che ha diffuso le fotografie dei mandarini sulle reti sociali con l'annotazione che avrebbero potuto essere regalati alle associazioni umanitarie per destinarli ai più bisognosi. Nelle ultime ore gli agrumi sono spariti, non perché rimossi o recuperati ma perché appunto seppelliti sotto terra con le ruspe.
L'ambientalista non punta l'indice sui produttori ma sui grossisti, per le solite speculazioni. Alla radice del fenomeno un'annata particolarmente buona con un raccolto straripante, però con una nota stonata: molti frutti sono troppo piccoli per cui i grossisti non li pagano ma li accettano in regalo da parte dei produttori che non sanno cosa farsene. Gran parte dei frutti scartati finiscono nei centri commerciali della Croazia in retine da due chilogrammi al prezzo di un euro e l'interesse degli acquirenti è molto alto.
Si calcola che nei campi lungo la vallata della Narenta siano state raccolte sulle 30 mila tonnellate di mini mandarini di diametro non commerciabile sotto i 4,5 cm: 20 mila finiti nelle discariche e 10 mila nei centri commerciali per un guadagno extra di 660.000 euro nelle tasche dei grossisti. Nei centri di ammasso i mandarini commerciabili vengono pagati 10 centesimi di euro: un prezzo che, affermano i produttori, non permette certo loro di vivere tutto l'anno, considerati i costi. Il più rilevante fra tutti è quello dei raccoglitori stagionali. Una persona ingaggiata legalmente per tale lavoro viene a costare 40 euro al giorno, incluse le tasse. Ovviamente il lavoro in nero si paga meno: si infrange però ovviamente la legge e le sanzioni non sono indifferenti. Altri costi sono costituiti dai fertilizzanti e dal trattamento antiparassitario.
«Siamo venuti a trovarci nelle fauci dei grossisti - afferma Jure Stanic, presidente dell'Associazione per la tutela delle aziende agricole familiari di Opuzen - che sul prezzo ci ricattano: prendere o lasciare. La colpa è anche dei produttori stessi che non hanno fatto il calcolo esatto del prezzo sotto il quale non si può andare e sembrano disuniti tra loro e perciò vulnerabili». A peggiorare ulteriormente la situazione è il blocco delle esportazioni in Russia per via delle sanzioni imposte a Mosca dall'Ue. E come se non bastasse c'è la grande concorrenza dei mandarini della Turchia e della Spagna.
(p.r.)
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