Mancati pagamenti delle tasse rifiuti, ingiunzioni a raffica per 13 mila utenti

Da fine luglio previsto l’invio di 2.600 lettere alla settimana per recuperare 15 milioni. Per chi non salda riscossione coattiva. In tanti chiedono di rateizzare: tra loro anche un milionario a cui è stato detto no

TRIESTE. Avviso a chi è dedito a non pagare le bollette della Tari (tasse dei rifiuti), perché è un moroso incallito o perché è distratto o perché ha avuto molti impegni in contemporanea tali e tanti da aver fatto passare in secondo piano la gabella sulla spazzatura. A partire dall’ultima settimana di luglio, a tranche di 2600 “colpi” alla volta, Esatto spedirà 13 mila ingiunzioni relative alla Tari, riguardanti le annualità 2014 - 2015 - 2016 - 2017.

Tredicimila ingiunzioni destinate ad altrettanti utenti che nel corso del quadriennio sotto esame sono risultati renitenti alla bolletta. Il numero è consistente ma – secondo gli uffici della esattrice comunale – in linea con le “tradizioni” metropolitane: il valore finanziario del mancato introito sui quattro anni sotto la lente viene stimato in 15 milioni di euro su un dato di 140 milioni, superiore quindi al 10%. Un ritmo di evasione pari a quasi 4 milioni all’anno.

Cosa succederà allora dall’ultimo scorcio di luglio fino alla fine di agosto? Succederà che 13 mila buste di colore verde, uguali a quelle degli atti giudiziari, raggiungeranno altrettanti utenti. Esatto calcola che i due terzi di questi siano affetti da morosità cronica, cioè non abbiano pagato alcuna bolletta tra il 2014 e il 2017. Perché l’evasore professionista, quando decide di evadere, evade con radicale pervicacia. Però esiste un terzo di utenti in buonafede, che non ha onorato l’appuntamento con la tariffa per le ragioni più varie: una società in liquidazione che, tra le innumerevoli adempimenti da svolgere, lascia indietro la Tari; lo studente che termina il ciclo universitario e torna a casa obliando il pagamento della tassa-scovazze; il lavoratore che viene trasferito in altra sede e si dimentica di chiudere la partita con Esatto; un errore materiale, come un codice sbagliato sul F24 utilizzato per la corresponsione.

Buoni e malvagi sono comunque affratellati dall’implacabile macchina amministrativa azionata da Esatto. Chi riceverà l’ingiunzione, avrà 60 giorni di tempo per ottemperare oppure per impugnare avanti la Commissione tributaria provinciale. Trascorsi invano i 60 giorni, scatta la procedura di riscossione coattiva, che porterà al fermo amministrativo (attivabile su 2 e 4 ruote) o al pignoramento di conto corrente/stipendio. A seconda dell’importo e della situazione reddituale, si può ottenere di saldare il conto diluendo il dovuto fino a 48 rate.

A proposito di congruità rateo/reddito, negli uffici di Esatto si rammenta la recente vicenda di uno dei più importanti contribuenti triestini, che, avendo ricevuto un accertamento relativo all’Imu pari ad alcune migliaia di euro, aveva chiesto una rateizzazione su ampia scala temporale. Che però gli era stata preclusa.

Sempre collegata alla Tari ma di differente ispirazione è l’emissione di accertamenti per dichiarazione tardiva della tassa rifiuti. La modalità è la riscossione ordinaria, non siamo ancora alla “patologia” evasoria. Caso di scuola è quello di un utente che cambia casa e non segnala tempestivamente l’avvenuto trasloco. L’operazione-recupero è partita già in primavera con la prima annualità esaminata, quella del 2014 rispetto ai ritardi del 2013: si tratta di un migliaio di solleciti su un complesso di 10 mila posizioni. Gli uffici di Esatto calcolano una media di 500 euro per ogni ritardatario: moltiplicando questi 500 per i diecimila ritardatari si ottiene la rispettabile cifra di 5 milioni di euro. –


 

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