Manager da tutto il mondo per l’Academy
La città rancorosa delle stilettate furenti ha cambiato umore ieri sera nel salotto azzurro del Municipio dove con una certa solennità, preceduta da sorrisi, soddisfazioni condivise, battute amichevoli e grandi speranze per il futuro, il sindaco Roberto Cosolini ha celebrato il “matrimonio” tra Assicurazioni Generali e Università di Trieste per l’atto fondativo dell’Academy del grande gruppo che torna a fare così di Trieste non solo la propria sede legale ma un punto importante di convergenza mondiale.
Verranno a partire da martedì 20 maggio i primi 400 dirigenti e manager di Generali attivi in varie parti del pianeta per il primo corso di “formazione d’eccellenza” che nel tempo e senza limiti farà scorrere sulla città migliaia di professionisti provenienti dalle sedi di tutto il mondo per i quali saranno organizzati workshop e forum e lezioni con l’apporto di docenti dell’ateneo triestino (economia, statistica, scienze attuariali, matematica) ed esperti provenienti dalle maggiori realtà internazionali. Si comincia sul tema “Tecnhical excellence”, si proseguirà con “Leadership and management”.
In consonanza con la felicità aperta del sindaco Cosolini, sponsor fin dal 2012 di questa operazione («che risponde alle ambizioni della città di aprirsi a un ruolo internazionale», ma anche consente «di poter fare qualcosa per le Generali che già fanno molto per noi»), il Group ceo di Assicurazioni Generali Mario Greco ha definito in termini solidi il peso specifico del progetto: «Per noi è un passo molto importante per i piani che abbiamo per il nostro futuro» ha detto in un “salotto” di cui erano ospiti fra gli altri il prefetto e commissario del Governo Francesca Adelaide Garufi, gli assessori regionali Loredana Panariti e Maria Grazia Santoro, Vittorio Zollia per la Provincia, Edi Kraus e Roberto Treu per il Comune.
«Siamo una multinazionale con 80 mila dipendenti nel mondo - ha proseguito Greco - e vogliamo farli sentire parte del gruppo, il modo più rapido è sviluppare le loro competenze, è un progetto complesso, che vale molto per Trieste, e al quale Università e Comune hanno dato disponibilità e impegno». E rivolto al rettore Maurizio Fermeglia: «So quante difficoltà hai superato, e quanta gratitudine dobbiamo all’Università e a te personalmente». Segnali di informalità che raccontano di rapporti consolidati e nutriti di reciproca confidente fiducia, tanto da poterci scherzare su. Fermeglia, prima di annunciare che questa idea di Generali porterà a intraprendere una vera e propria svolta alla stessa università in vista di un futuro fatto di sempre meno giovani e quindi con preoccupante consunzione della “materia prima”, ha lodato Cosolini per aver fatto da “catalizzatore” dell’accordo, «il catalizzatore una cosa chimica - ha specificato celiando il rettore docente di chimica -, che cosa sia te lo spiego dopo». Ma proprio ascoltando Assicurazioni Generali, e le sue proiezioni sulla demografia da qui al 2050 rese note per la festa dei 20 anni di Genertel e della sua nuova sede, Fermeglia dice di essersi reso conto che un domani «giovani e anziani saranno in numero pari, dunque l’Università deve cambiare target, prepararsi a fornire “formazione continua” agli adulti per sopravvivere, e questa che comincia oggi - ha aggiunto - è per noi un’opportunità fantastica di fare il primo test. È l’occasione della vita. Non coglierla sarebbe stato buttare nella spazzatura il biglietto vincente della lotteria». Greco aveva precisato che con l’alta formazione Assicurazioni Generali vuole legare sempre più i dipendenti al “brand”, e Fermeglia ha tirato un sospiro: «Quanto vorrei che anche i miei docenti e studenti fossero legati al nostro “brand”, che pure è termine aziendale».
La firma dell’accordo, solenne un bel po’ (mentre dalle finestre del Municipio entrava la visione potente della “Regal princess”, la più grande nave prodotta da Fincantieri) è stata preceduta da confessioni e commenti molto umanamente semplici: «fatica» e «difficoltà» e «ce l’abbiamo fatta». Parole nuove in una Trieste che troppo spesso invece non ce la fa.
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