Maltrattamenti agli anziani, un’operatrice ai giudici: «Mai violenze»
FARRA D'ISONZO «Non ho mai usato violenza nei confronti degli anziani della casa di riposo di Farra d’Isonzo, né psicologica, né fisica». Si è difesa così T.S, l’operatrice sessantatreenne di origine russa occupata nella struttura assistenziale comunale “Contessa Beretta” finita nel mirino dei carabinieri assieme ad altre due colleghe, E.B., di 49 anni, moldava, e G.S. di 49 anni, romena, per una serie di presunti maltrattamenti che alcuni aspiti avrebbero subito. Lo ha detto ieri mattina nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip del Tribunale di Gorizia Santangelo e del pubblico ministero Iozzi, cui è stato affidato il caso.
La straniera, assistita dall’avvocato d’ufficio Marco Buffolin, ha risposto per circa un’ora alle domande che le venivano di volta in volta poste sia dal gip, sia dal pm. Ha riferito che la situazione all’interno della casa di riposo era diventata critica da quando erano arrivate tre nuove operatrici, con le quali i rapporti erano assai tesi. Ma per quanto riguarda le violenza sugli anziani ricoverati ha escluso ogni addebito. Ha però riferito che in effetti con un anziano ricoverato c’erano dei problemi. Un paziente difficile da gestire, riottoso, che ostacolava l’intervento delle operatrici e che le insultava pure, ha riferito l’avvocato Buffolin.
Relativamente alle registrazioni effettuate dai carabinieri attraverso l’utilizzo di microspie, di ciò, ha detto ancora il legale, durante l’interrogatorio si è parlato poco. «Del resto - ha aggiunto - è difficile da stabilire, trattandosi di registrazioni audio e non anche video, stabilire a chi appartengono le voci captate dalle “cimici” e finite nei verbali dei carabinieri poi trasmessi alla Procura della repubblica. E se l’operatrice russa ha replicato alle domande del giudice per le indagini preliminari e a quelle del pubblico ministero, la sua collega moldava, E.B., che era assistita dall’avvocato di fiducia Elisabetta Brazzale, si è avvalsa, come consentito dal codice, di non rispondere. «Non perché abbia voluto nascondere qualcosa, ma perché non aveva nulla da dire. Ha sempre svolto il suo lavoro con serietà e dedizione».
La terza operatrice indagata, invece, la romena G.S. si trova nel suo Paese. Quando rientrerà in Italia verrà anche lei ascoltata, sempre che lo voglia fare, nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Per le tre indagate la magistratura ha fatto scattare il divieto di rimettere piede nel territorio comunale di Farra d’Isonzo, dove ha sede la casa di riposo. Un provvedimento preso precauzionalmente per tenerle lontane dagli anziani ricoverati. Per quanto rigurda la donna difesa dall’avvocato Brazzale, lo stesso legale sta valutando l’ipotesi di presentare ricorso al Tribunale della libertà per far revocare la misura coercitiva che appunto vieta alla donna di entrare nel territorio di Farra. Un possibilità, questa, che potrà essere esercitata entro dieci giorni dalla data della notifica, cioè entro fine della settimana.
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