Maltempo protagonista nella festa della corsa. Hitimana il più veloce

TRIESTE È una piazza Unità semideserta e spazzata da una bora gelida quella che accoglie i vincitori della mezza maratona del Trieste Running Festival: sul gradino più alto del podio salgono il ruandese Noel Hitimana fra gli uomini e la bielorussa Vohla Mazuronak tra le donne. Questa è la fotografia che segna la fine di questa edizione dell’evento, per la prima volta contraddistinto da polemiche di proporzioni internazionali.
È stata una giornata un po’ malinconica quella di ieri, nella quale sono mancati anche i colori degli sponsor, i cui simboli non sono comparsi sulla piazza. Forse, ironizza qualcuno, la bora li ha portati via. Di primo mattino la pioggia scoraggia il pubblico – oltre che molti partecipanti alla Miramar Family – che di solito affolla l’evento che apre ufficialmente la volata verso l’estate triestina. Poi ci si mettono le raffiche di bora, incessanti anche dopo il termine della manifestazione. Quando i primi atleti tagliano il traguardo, durante una tregua della pioggia, due piccole ali di folla si affacciano alle transenne per dare loro il benvenuto. Il villaggio, poco distante, ha chiuso i battenti causa maltempo: anche la ruota panoramica è stata smontata, non è il genere di struttura che ben si concilia con la bora scura.
Insomma ci si è messo anche Giove Pluvio a infierire su un evento sportivo già funestato da una polemica approdata alle pagine dei media internazionali. Tutto era iniziato, ricordiamo, quando durante la presentazione del Running Festival, un paio di settimane fa, il presidente della società organizzatrice Miramar Fabio Carini aveva dichiarato: «Quest’anno abbiamo deciso di prendere soltanto atleti europei affinché vengano presi provvedimenti che regolamentino il mercimonio di atleti africani di altissimo valore, che vengono sfruttati».
Una frase che Carini, papabile prossimo direttore di una struttura di comunicazione della Regione, aveva pronunciato mentre al suo fianco sedevano il governatore leghista Massimiliano Fedriga, l’assessore regionale Pierpaolo Roberti e il sindaco Roberto Dipiazza.
Un’uscita che molti hanno letto come una riedizione sportiva dell’“aiutiamoli a casa loro” e che ha portato a un’escalation mediatica e politica. L’opposizione si è scatenata (il consigliere regionale dem Francesco Russo ha sentenziato «roba da Ku Klux Klan») ed è arrivata perfino la “scomunica” del numero 2 del Carroccio Giancarlo Giorgetti. Non proprio una festa per gli sponsor, Generali in testa, tanto che poco dopo è arrivato il dietrofront: africani ammessi.
E il podio maschile, nella giornata di ieri, è alla fine stato presidiato da due atleti africani e da un italiano di origini nordafricane.
Il timore di contestazioni non manca, in mattinata. In piazza ci sono i mezzi della Polizia e gli agenti della Digos per garantire la sicurezza della manifestazione, ma il rischio è pressoché nullo visto che l’evento è soprattutto una festa delle famiglie.
L’unica forma di “protesta” è quella messa in campo da Medici con l’Africa Cuamm, una tra le maggiori organizzazioni non governative sanitarie italiane per la promozione e la tutela della salute nel continente africano, i cui rappresentanti si sono presentati con la faccia pitturata di nero, coinvolgendo anche qualche triestino.
Tra questi c’è ad esempio Annamaria Salviello, che ha preso parte alla Generali Miramar Family: «Durante il percorso ho incontrato questi medici che mi hanno proposto di scurirmi il volto.
Non ci avevo pensato e mi ha fatto piacere farlo, anche perché il mio medico di base, una dottoressa, fa la volontaria in Africa. Io avevo comunque deciso che avrei partecipato alla manifestazione, speriamo solo che le polemiche siano servite a smuovere qualcosa. Certo si poteva gestire anche in un altro modo». —
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